Parte I.

Estratto della vita dei nostri santi padri

Dalla vita del nostro padre Sant'Antonio il Grande

Due fratelli si incamminarono per andare a far visita all'Abate Antonio; lungo la strada venne a mancare loro l'acqua; uno morì e l'altro era sul punto di venir meno; non avendo più forze per camminare, si stese sul suolo in attesa della morte. Antonio, seduto in preghiera sul monte, chiamò due monaci, che per caso si trovavano vicino a lui e disse: "Prendete una brocca d'acqua e correte sulla strada che porta in Egitto; due uomini sono diretti qui, uno è morto adesso, l'altro verrà meno se non correte. Ciò mi è stato rivelato mentre pregavo". I monaci trovarono uno morto e lo seppellirono, l'altro lo rianimarono con l'acqua e lo condussero all'Anziano. La distanza era di un giorno di cammino. Qualcuno potrebbe domandare perchè Antonio non disse niente avanti che il primo morisse: questa è una domanda mal posta. La decisione della sua morte non spettava ad Antonio, ma a Dio che volle che il primo morisse e rivelò la situazione estrema del secondo. Il fatto miracoloso di Antonio fu che mentre pregava con cuore sobrio sul monte, il Signore gli manifestò degli eventi lontani. Vedi che, a motivo della sobrietà del cuore, fu concessa ad Antonio la visione divina e la chiaroveggenza. Giovanni Climaco ci istruisce con queste parole: "Dio si manifesta alla mente che riposa nel cuore, da principio come fuoco che purifica l'amato, infine come luce che illumina la mente e la rende deiforme".

Dalla vita di San Teodosio, il cenobiarca (V-VI sec .)

San Teodosio fu a tal punto ferito dal soave dardo dell'amore e talmente incatenato dalle sue catene fino a consumare nelle sue azioni il più alto comandamento divino: "Tu amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente". E questo potè fare avendo teso tutte le potenze dell'anima nel solo desiderio del suo creatore, escludendo tutti gli altri oggetti passeggeri. Quando diceva parole di conforto ispirava fiducia rispettosa, quando pronunciava parole di ammonimento era pieno di dolcezza e di affabilità. Chi mai come lui poteva conversare con molti ed apparire totalmente dedito a loro, e al tempo stesso capace, come lui, di tener raccolti i sensi indirizzandoli nel suo intimo? Chi come lui poteva conservarsi gioiosamente calmo in mezzo al tumulto del mondo, come chi dimora nella solitudine? Chi fu più capace di lui nel rimanere se stesso in mezzo alla folla e nel deserto? In tal maniera il nostro grande Teodosio, unificando i suoi sensi e facendoli dimorare nel suo intimo, divenne ferito dall'amore del Creatore.

Dalla vita di Sant'Arsenio (Padre del Deserto)

L'ammirabile Arsenio seguì strettamente la regola di non esporre alcuna cosa con lo scritto, nè di tenere corrispondenze con alcuno. Non che ne fosse incapace. Come poteva esserlo? Egli poteva parlare con eloquenza con la stessa facilità di chi è uso a parlare il linguaggio ordinario. Il motivo di questo suo modo di fare era la sua abitudine al silenzio e la sua ripugnanza all'ostentazione. Per lo stesso motivo nelle adunanze ecclesiali, cercava il posto più segreto in modo da non vedere alcuno e da non essere visto da altri; si metteva dietro una colonna o altro ostacolo per non essere notato dagli altri presenti. Voleva vigilare su se stesso e mantenere la mente raccolta e più speditamente immersa in Dio. A sua volta quest'uomo santo concentrava nel suo intimo il pensiero per innalzarlo senza fatica a Dio.

Dalla vita di San Paolo di Latros ( + 955)

San Paolo trascorse la sua vita in zone montagnose e deserte, i suoi unici compagni e commensali furono le bestie selvagge. Solo di rado scendeva alla Lavra per visitare i fratelli. Li esortava a non avere un animo pavido, a non tralasciare le laboriose fatiche della virtù, a perseverare con tutta l'attenzione e discrezione nella vita conforme al vangelo, a combattere coraggiosamente gli spiriti del male. Inoltre esponeva loro un metodo per riconoscere le suggestioni delle passioni, per estirpare i germi delle cattive tendenze. Ora avete visto come questo padre istruiva i suoi discepoli che ignoravano il metodo per respingere gli assalti delle passioni. Questo metodo non può essere altro che la custodia della mente, perchè l'opposizione alla passione è il compito della mente, e di nessun'altra potenza dell'anima.

Dalla vita dell'Abate Agatone (Padre del Deserto)

Un frate chiese all'Abate Agatone: "Padre, cos'é più perfetto, il lavoro corporale o la custodia delle forze interiori?"  Agatone rispose: "L'uomo assomiglia ad una pianta, il lavoro corporale costituisce il fogliame, la custodia delle forze interiori è il frutto. E' scritto: "L'albero che non dà un buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco". E' chiaro che tutto il nostro impegno deve convergere sulla custodia della mente. Pur rimanendo necessaria l'ombra e l'ornamento delle foglie, cioè a dire il lavoro corporale."  Con questa risposta mirabile il santo condanna quelli che non hanno raggiunto la custodia della mente e si gloriano della loro vita attiva, dice infatti: "Ogni albero che non porta buon frutto", chi non ha raggiunto la custodia della mente e non porta altro che foglie, cioè la vita attiva, sarà tagliato e gettato nel fuoco. Tremenda è la tua definizione, Padre!

Dalla lettera di Marco a Nicola

Vuoi figlio, possedere in te stesso una fiamma di conoscenza spirituale per camminare senza inciampi nella profonda notte di quest'era, ed avere il tuo passo sorretto dal Signore e desideri anche con fede ardente seguire la via del vangelo, cioè la pratica dei perfetti comandamenti evangelici con la pi— viva fede e la preghiera? Ti esporrò una meravigliosa via o scoperta spirituale. Essa non richiede nè fatica fisica, nè combattimento corporale, ma un travaglio spirituale. Un'attenzione della mente sostenuta dal timore e dall'amore di Dio. Con questa via metterai in fuga con facilità la schiera dei nemici. Se vuoi raggiungere la vittoria sulle passioni, rientra in te stesso con la preghiera e il soccorso di Dio, e discendendo nelle profondità del cuore cerca di scoprire le tracce di questi tre robusti giganti: l'oblio, l'ozio e l'ignoranza. Essi sono la testata di ponte degli invasori della mente, ed aprono il varco alle altre malvagie passioni che agiscono, vivono e diventano forti nell'anima di chi ama i piaceri. Ma tu, individuati questi tre giganti malefici e ignorati dai più, con severa vigilanza e controllo della mente, sostenuto dall'aiuto che viene dall'alto, li potrai vincere non interrompendo mai la preghiera e la vigilanza. Il tuo impegno nella ricerca della vera sapienza, nel tener sempre presente la parola di Dio e nel mantenere l'accordo tra la volontà e la vita, insieme alla costante vigilanza del cuore, dono dell'attivo potere della grazia, cancellerà le ultime tracce dell'oblio, dell'ozio e dell'ignoranza. Non vedi l'accordo delle parole spirituali? E come sapientemente ci espongono la scienza della preghiera? Ascolta anche i seguenti autori che ci espongono identici pensieri.

Da San Giovanni Climaco (o della Scala)

Colui che pratica la preghiera silenziosa del cuore cerca, paradossalmente, di circoscrivere l'incorporeo in un'abitazione carnale. L' esicasta dice: "Dormo ma il mio cuore vigila". Chiudi al corpo la porta della tua cella, la porta della bocca alla conversazione, la porta interiore ai cattivi spiriti. Seduto su una altura, osserva, se ne conosci bene l'arte e vedrai come, quando e da dove, quanti sono e la natura dei ladri che tentano di entrare nel tuo vigneto per rubare l'uva. Se il guardiano è stanco, si alzi in piedi per pregare, quindi di nuovo si assida e riprenda il suo lavoro con nuova luce. La vigilanza sui pensieri è una cosa, il fermo dominio della mente è un'altra; tra esse c'è tutta la distanza che separa l'oriente dall'occidente, la seconda è incomparabilmente più difficile. Come i ladri quando vedono le armi del re pronte in qualche luogo, non ci si avventurano incautamente; così chi ha unito la preghiera nel suo cuore non verrà con facilità spogliato dai ladri spirituali.  Queste parole ti mostrano la meravigliosa attività interiore del nostro grande padre. Mentre noi, camminando nella tenebra, come in un notturno combattimento, non diamo attenzione alle parole preziose dello Spirito, e volontariamente sordi vi passiamo accanto senza ascoltarle.

Dall'Abate Isaia

Quando uno si allontana da ciò che è alla sua sinistra, conosce chiaramente i peccati che ha commesso contro Dio. I peccati non possono essere riconosciuti fintanto non ci si separa da essi, con amaro distacco. Chi ha raggiunto questo grado ottiene il dono delle lacrime, della preghiera, e del rossore davanti a Dio, ricordando il suo malvagio amore per le passioni. Impegniamoci con tutte le forze, fratelli; Dio nella sua infinita misericordia ci sarà d'aiuto. Se non abbiamo vigilato sul nostro cuore, come hanno fatto i nostri Padri, cerchiamo di conservare i corpi immuni dal peccato, in conformità al volere di Dio. Siamo sicuri che, se verrà il tempo della carestia, Egli ci colmerà con la sua misericordia come ha fatto con i suoi Santi.

Questo grande uomo consola chi è veramente debole dicendo: se non abbiamo vigilato sul nostro cuore, come hanno fatto i nostri Padri, cerchiamo di conservare i corpi immuni dal peccato, in conformità al volere di Dio; ed Egli ci colmerà con la sua misericordia. Grande è la compassione e la tolleranza di questo Padre.

Da Macario il Grande

L'opera suprema nel combattimento spirituale è quella di discendere nel proprio cuore, ingaggiando la lotta contro Satana, sprezzandolo e assalendolo nel campo dei pensieri. Chi custodisce il proprio corpo dalla corruzione e dall'impudicizia, ma interiormente, davanti a Dio, commette impudicizia, fornicando con il pensiero, a nulla gli giova la verginità fisica. C'è una impudicizia che si consuma nel corpo, e l'impudicizia dell'anima che si dona a Satana. Queste parole sembrano in contraddizione con quelle dell'Abate Isaia, ma non è così. Egli ci consiglia di custodire il corpo conformemente ai comandamenti di Dio; Dio domanda e la purità del corpo e quella dello spirito come si rileva dai precetti evangelici.

Diadoco di Fotica

Chi dimora costantemente nel proprio cuore rimane straniero alle attrattive della vita. Camminando nello spirito non può conoscere i desideri della carne. Muovendosi dentro il castello delle virtù che sono, per così dire, le sentinelle delle sue porte, le macchinazioni dei demoni falliscono contro di lui. Giustamente il santo dice che le macchinazioni dei demoni sono inefficaci su di noi, quando dimoriamo nelle profondità del cuore, e questo tanto più quanto vi rimaniamo più a lungo.

Mi accorgo che il tempo mi manca per riferire, come mi ero proposto, tutte le parole dei Padri. Ne riporterò ancora una o due volendomi affrettare a concludere.

Isacco di Siria

Cerca di entrare nella tua cella interiore e vedrai la cella celesteL'una e l'altra sono la stessa cosa, e la stessa porta apre la visione di ambedue. La scala che conduce al regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Lavati dalle macchie del peccato, scoprirai i gradini sui. quali potrai salire.

Simeone il Nuovo Teologo

Da quando il diavolo con i suoi demoni riuscì a far bandire l'uomo dal Paradiso mediante la trasgressione e a separarlo da Dio, acquisì il diritto di agitare la ragione umana; alle volte molto, altre poco, non di rado fino al limite del sopportabile. Non esiste altra difesa contro questo che la memoria di Dio incisa nel cuore dal potere della Croce che rende salda e invulnerabile la mente. A questo porta il combattimento spirituale, e il cristiano lo deve combattere sul campo della fede cristiana e per esso ha indossato l'armatura. Se no, combatte inutilmente. Esso è l'unica ragione degli svariati esercizi ascetici affrontati da chi cerca Dio. Si tratta di attrarre la compassione del misericordioso Dio, per riconquistare la prima dignità, e di imprimere Cristo nella propria mente, conformemente alle parole dell'apostolo: "Figli miei, sono nei dolori del parto fintanto che Cristo sia formato in voi".

 

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