Clemente romano

Seconda lettera ai Corinzi

Sulla paternità di questa lettera sono state espresse, fin dall’antichità, molte riserve, a cominciare da quella del "principe dei traduttori: "Fertur et secunda eius (Clementis) nomine epistula, quae a veteribus reprobatur" (Girolamo di Gerusalemme, De viris inlustribus, 15).

Dobbiamo avere un alto concetto del Cristo, che ci chiamò alla salvezza

1. Fratelli, questo è il concetto che dobbiamo farci di Gesù Cristo: considerarlo quale Dio, quale giudice dei vivi e dei morti; e non dobbiamo tenere in poco conto la nostra salvezza.

2. Se noi abbiamo un meschino concetto di Lui, è meschino anche l’oggetto della nostra speranza. Chi ascolta queste cose e le reputa piccole, pecca; e noi pure pecchiamo, se ignoriamo donde fummo chiamati e da chi e a quale luogo destinati e quante sofferenze volle sopportare Gesù Cristo per noi.

3. Qual compenso gli daremo noi, o quale frutto, degno di quello che ci fu donato da Lui? Di quali benefici non siamo debitori a Lui?

4. Egli ci prodigò la luce; come un padre ci chiamò suoi figli e ci salvò quando perivamo.

5. Quale lode dunque o quale compenso, daremo noi a Lui per le grazie ricevute?

6. Noi eravamo ciechi d’intelletto, adoravamo oggetti di pietra, di legno, d’oro, d’argento e di bronzo, opere umane; e tutta la nostra vita non era altro che morte. Eravamo circondati da oscurità, i nostri occhi erano pieni di nebbia; per volere di Lui riacquistammo la vista e dissipammo la nube in cui eravamo avvolti.

7. Egli ci usò misericordia e ci salvò, mosso a compassione alla vista dei nostri molteplici errori e della rovina in cui giacevamo senza alcuna speranza di salute fuori di quella che viene da Lui.

8. Egli ci chiamò quando ancora non eravamo, e dal nulla volle che passassimo all’esistenza.

La Chiesa, prima sterile, con la chiamata dei Gentili è divenuta meravigliosamente feconda

1. Rallegrati,, o sterile, che non partorisci, ed erompi in grida tu che non hai i dolori del parto, poiché i figli della donna sola sono più numerosi di quelli della maritata. Con le parole rallegrati, o sterile, che non partorisci, siamo indicati noi; poiché la Chiesa era sterile, prima che le fossero dati dei figlioli.

2. Le parole: grida tu che non hai i dolori del parto, ci insegnano ad elevare con semplicità le nostre preghiere a Dio, senza scoraggiarci come le donne quando partoriscono.

3. E le altre: la donna sola ha più figli che la maritata, significano che il popolo, al quale apparteniamo, sembrava abbandonato da Dio; ora invece, avendo creduto, siamo divenuti più numerosi di coloro che sembravano i possessori di Dio.

4. Un’altra Scrittura dice: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

5. Il che significa che bisogna salvare quelli che si perdono.

6. Questo infatti è grande ed ammirevole, non già il rinsaldare ciò che è solido, ma ciò che sta cadendo.

7. Così anche il Cristo volle salvare ciò che stava perdendosi; e salvò molti con la sua venuta e chiamò anche noi, che già perivamo.

Confessiamo il Signore facendo ciò che Egli dice, e non con onorarlo solo a parole

1. Essendo dunque così grande la misericordia usata da Cristo verso di noi, prima col far sì che noi che viviamo non sacrificassimo e non adorassimo più divinità morte, poi col farci conoscere per mezzo suo il Padre della verità, quale altra conoscenza ci condurrà al Padre, all’infuori di quella di non rinnegare Colui per mezzo del quale l’abbiamo conosciuto?

2. Dice infatti Cristo stesso: Chi confesserà me dinanzi agli uomini, io lo confesserò dinanzi al Padre mio.

3. Ecco dunque la nostra ricompensa, se confesseremo Colui per mezzo del quale siamo stati salvati.

4. E in che modo lo confesseremo? Facendo quanto dice, non trascurando i suoi precetti e onorandolo, non solo con le labbra, ma con tutto il cuore e con tutta la mente.

5. Poiché Egli dice anche in Isaia: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.

I veri confessori di Cristo

1.Non accontentiamoci dunque di chiamarlo Signore, perché questo non ci salverà.

2. Dice infatti: Non chiunque mi dice Signore, Signore, sarà salvo, ma chi pratica la giustizia.

3. Perciò, o fratelli, confessiamolo con le opere, amandoci gli uni gli altri, fuggendo l’adulterio, la vicendevole detrazione e la gelosia, e con essere invece continenti, misericordiosi e buoni. Dobbiamo anche compatirci vicendevolmente e non amare il denaro. Confessiamolo con queste opere, non con le contrarie.

4. Né dobbiamo avere maggior timore degli uomini che di Dio.

5. Perciò, se voi operate così, il Signore vi dice: Se voi siete raccolti con me sul mio seno, ma non osservate i miei precetti, io vi rigetterò e vi dirò: Andate lontano da me, non vi conosco né so donde siete, operatori d’iniquità.

Disprezziamo il mondo e rafforziamo la speranza nella vita futura

1. Perciò, o fratelli, facciamo la volontà di Colui che ci ha chiamati e abbandoniamo la dimora di questo mondo senza temere d’uscirne.

2. Dice infatti il Signore: Sarete come agnelli in mezzo ai lupi.

3. E Pietro rispondendo gli domandò: E se i lupi sbraneranno gli agnelli?

4. E Gesù disse a Pietro: Gli agnelli, dopo la morte, non debbono più avere paura dei lupi! E anche voi non abbiate timore di coloro che vi uccidono e dopo non possono farvi nulla di più, ma temete colui che, dopo la vostra morte, ha il potere di gettare l’anima e il corpo nella geenna di fuoco.

5. Sappiate, o fratelli, che la dimora della nostra carne in questo mondo è breve e di poca durata; mentre la promessa del Cristo è grande e meravigliosa, come pure il riposo del regno futuro e della vita eterna.

6. Che fare dunque per raggiungere questi beni, se non camminare nella santità e nella giustizia, e giudicare queste cose del mondo come estranee a noi, e non desiderarle?

7. Poiché nell’istante in cui noi desideriamo di possederle, deviamo dalla via giusta.

Il secolo presente ed il futuro sono due nemici: disprezziamo il primo e amiamo il secondo.
Non c’è nessuna altra speranza di salvezza

1. Dice il Signore. Nessun servitore può servire a due padroni. Se noi vorremo servire a Dio e a Mammona sarà a nostro danno.

2. Che giova infatti guadagnare tutto il mondo e perdere l’anima?.

3. Il secolo presente e il secolo futuro sono due nemici.

4. Il primo predica l’adulterio, la corruzione, l’avarizia e l’inganno; il secondo ne sta lontano.

5. Non possiamo quindi essere amici d’ambedue, ma dobbiamo star lontano dal primo e attenerci al secondo.

6. Noi crediamo che sia meglio odiare i beni di quaggiù, perché meschini, di breve durata e corruttibili, ed amare invece quelli di là, che sono incorruttibili.

7. Facendo la volontà di Cristo, troveremo riposo; ma se disobbediamo ai suoi comandamenti, nulla ci scamperà dall’eterno castigo.

8. Dice la Scrittura in Ezechiele: Se risorgessero Noè, Giobbe e Daniele, non libererebbero i loro figli dalla cattività.

9. Se uomini così giusti non possono con la loro giustizia liberare i loro figli, come potremo noi aver fiducia di entrare nel regno di Dio, se non conserveremo puro ed immacolato il nostro battesimo? E chi sarà il nostro avvocato, se non saremo trovati provvisti di opere sante e giuste?

Se vogliamo ottenere la corona, dobbiamo combattere

1. Lottiamo dunque, o fratelli miei, sapendo che il combattimento è vicino e che alle gare corruttibili molti accorrono su navi, ma non tutti sono coronati, bensì solo quelli che hanno molto faticato e lottato valorosamente.

2. Noi quindi, lottiamo per conseguire tutti la corona.

3. Corriamo nella strada diritta, nella gara incorruttibile; imbarchiamoci numerosi per questa gara e lottiamo per essere coronati; e se non tutti possiamo raggiungere la corona, cerchiamo almeno di avvicinarci ad essa.

4. Dobbiamo tenere presente che, nella lotta corruttibile, chi è sorpreso a violare le regole è frustato, escluso e cacciato fuori dallo stadio.

5. Che ve ne pare? Che cosa dovrà soffrire colui che viola le regole della lotta incorruttibile?

6. Di coloro che non hanno conservato il sigillo [del battesimo] è detto: Il loro verme non morrà, il loro fuoco non s’estinguerà e saranno di spettacolo ad ogni carne.

Finché siamo in questo mondo, pentiamoci e conserviamo casto il nostro corpo

1. Finché dunque siamo sulla terra, pentiamoci.

2. Siamo infatti come argilla in mano dell’artefice. Il vasaio, quando il vaso che sta foggiando gli si sforma tra le mani o si rompe, lo plasma di nuovo; ma se ormai l’ha già messo nella fornace, non lo tocca più. Così pure noi, mentre siamo ancora in questo mondo, pentiamoci di tutto cuore del male commesso nella carne, finché abbiamo tempo di pentirci, per essere poi salvati dal Signore.

3. Poiché, una volta usciti da questo mondo, non potremo più né confessarci né pentirci.

4. Perciò, o fratelli, facendo la volontà del Padre, conservando pura le carne e osservando i precetti del Signore, noi otterremo la vita eterna.

5. Dice infatti il Signore nel Vangelo: Se voi non avete custodito il poco, chi vi darà il molto? Poiché io vi dico: chi è fedele nel poco, lo è anche nel molto.

6. Con questo vuole significare: Conservate pura la vostra carne e immacolato il sigillo, per ottenere la vita eterna.

Saremo giudicati nella carne; prepariamoci dunque in tempo

1. Nessuno di voi dica che questa carne non sarà giudicata, né risorgerà.

2. Sappiatelo: in che foste salvati? In che avete ritrovato la vista, se non in questa carne, mentre vi dimorate?

3. Dobbiamo dunque custodire la carne come tempio di Dio.

4. Come foste chiamati nella carne, così andrete [a Lui] nella carne.

5. Come Cristo, il Signore e Salvatore nostro, essendo prima spirito si è fatto carne e in tale natura ci ha chiamati, così anche noi in questa carne riceveremo il premio.

6. Amiamoci dunque gli uni gli altri, per giungere tutti al regno di Dio.

7. Giacché abbiamo l’occasione opportuna d’essere risanati, affidiamoci a Dio, nostro medico, e diamogli una ricompensa.

8. E quale? Il pentimento d’un cuore sincero.

9. Poiché Egli prevede tutto e conosce ciò che è nel nostro cuore. io. Diamogli quindi lode, non solo con la bocca, ma con il cuore, affinché Egli ci accolga come figli. II. Poiché il Signore ha detto: Miei fratelli sono coloro che fanno la volontà del Padre mio.

 

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