CAPITOLO 9

E potrei addurti infiniti passi della Scrittura, dei quali neppure " una virgola passerà", che non sia compiuta; " giacché la bocca del Signore", cioè lo Spirito Santo, " disse queste cose". " Non più far poco conto, dunque", dice, " o figlio mio, della punizione del Signore, Né scoraggiarti quando sei da lui biasimato". Oh l'immenso amore per l'uomo! Non fa come il maestro con gli scolari, Né come il padrone coi servi, Né come Dio con gli uomini, ma "come un tenero padre ", che ammonisce i suoi figli. Quindi, MosÈ confessa " di essere spaurito e tremante ", quando udiva parlare del Verbo; e tu, quando odi lo stesso Verbo divino, non sei preso da timore? Non sei turbato? Non stai in guardia e, nello stesso tempo, non ti affretti ad imparare, cioè non ti affretti verso la salvezza, temendo l'ira di Dio, amando la sua grazia, cercando ardentemente la speranza, per potere evitare il giudizio? Venite, venite, o miei giovani; "giacché, se non diverrete di nuovo come i fanciulli e non sarete rigenerati", come dice la Scrittura, non potrete ricevere il Padre vero, "Né entrerete mai nel regno dei cieli ". Come infatti È permesso di entrare allo straniero? Ma quando, credo, egli sarà iscritto e avrà la cittadinanza e riceverà il Padre, allora egli sarà "nelle cose del padre ", allora sarà stimato degno di ottenere l'eredità, allora parteciperà del regno paterno insieme col figlio legittimo, " l'amato ". Giacché questa È la Chiesa primogenita, la quale È composta di molti buoni figliuoli. Questi sono "i primogeniti, che sono stati iscritti nella popolazione dei cieli", e celebrano solenni feste insieme con tante " miriadi di angeli ". Questi primogeniti figli siamo noi, che siamo gli alunni di Dio, i legittimi amici del suo " primogenito ", che primi fra tutti gli altri uomini abbiamo conosciuto Dio, che primi ci siamo distaccati dal peccato, primi ci siamo separati dal demonio. Ma ora, tanto più negatori di Dio sono taluni, quanto più amico degli uomini È Dio. Egli infatti da schiavi vuole che noi diventiamo suoi figli, questi anche di diventare suoi figli hanno disdegnato. O la grande follia! È del Signore che voi avete vergogna. Egli promette la libertà, ma voi fuggite verso la servitù. Largisce la salvezza, ma voi vi abbassate alla condizione umana. Dona la vita eterna, ma voi aspettate la sua punizione e preferite " il fuoco che il Signore preparò per il diavolo e i suoi angeli ". Per questo il beato Apostolo dice: " Attesto nel Signore che non più voi camminiate, come anche le Genti camminano, nella vanità della loro mente, essendo ottenebrate nel loro intelletto e alienate dalla vita di Dio, per l'ignoranza che È in esse a causa dell'indurimento del loro cuore; le quali, essendo divenute insensibili, si abbandonarono alla intemperanza per commettere ogni opera di impurità e di cupidigia". Quando un tale testimone biasima la stoltezza degli uomini e invoca il nome di Dio, che altro resta allora ai non credenti, se non il giudizio e la condanna? Ma il Signore non si stanca di ammonirli, di spaventarli, di esortarli, di incitarli, di riprenderli; desta gli uomini dal sonno e solleva dalle stesse tenebre quelli che hanno perduto la via giusta: "DÈstati ", dice, " tu che dormi, e risorgi dai morti, e splenderà sopra di te Cristo il Signore ", il sole della resurrezione, Egli che È nato " prima della stella dell'alba " e larg� la vita coi suoi raggi. Nessuno dunque disprezzi il Verbo, per non disprezzare, senza accorgersene, se stesso. Dice infatti in un punto la Scrittura: "Oggi se ascolterete la sua voce, non indurite i vostri cuori come nella esasperazione del giorno della tentazione nel deserto, dove i vostri padri tentarono me col mettermi alla prova". Se vuoi sapere che cosa È la " prova", te lo spiegherà lo Spirito Santo: " E videro le opere mie ", dice, " per quaranta anni; perciò mi indignai con questa generazione e dissi: sempre errano nel loro cuore, ma essi non conobbero le mie vie; cosicché io giurai nella mia ira: essi non entreranno nel mio riposo ". Vedete la minaccia! vedete l'esortazione! vedete la punizione! Perché dunque ancora mutiamo la grazia per l'ira, e non accogliamo con orecchie aperte il Verbo, e non ospitiamo nelle pure anime Dio? Giacché grande È la grazia della sua promessa, se oggi ascolteremo la sua voce: e questo " oggi " si accresce giorno per giorno, finché si dirà " oggi ". Fino alla consumazione di tutte le cose continua e 1'" oggi" e l'apprendimento; e allora il vero " oggi", l'indefettibile giorno di Dio, si estende insieme con gli evi. Ascoltiamo sempre, dunque, la voce del Verbo divino; giacché l'"oggi" È immortale; È immagine degli evi, e simbolo della luce il giorno, e luce per gli uomini È il Verbo, per mezzo del quale noi contempliamo Dio. Ben a ragione, dunque, per quelli che credettero e che obbediscono la grazia sarà sovrabbondante, ma per quelli che non credettero e che errano nel cuore Né conobbero le vie del Signore, che Giovanni ci ordinò di fare rette e di preparare, con costoro Dio si sdegnò e per essi non ha che minacce. E appunto il compimento della minaccia lo ricevettero per enigma i vecchi Ebrei erranti nel deserto: si dice infatti che essi a causa della incredulità non entrarono nel riposo, prima che, preso a seguire il successore di MosÈ, benché tardi, coi fatti compresero finalmente di non potersi salvare altrimenti che col credere come credette Gesù. Ma il Signore, essendo amante degli uomini, esorta tutti gli uomini " alla conoscenza della Verità", e per questo manda il Paracleto. Qual È dunque questa conoscenza? La pietà; "la pietà È utile a tutto", come dice Paolo, " Poiché ha la promessa della vita di ora e di quella futura ". Se si mettesse in vendita la salvezza eterna, o uomini, a qual prezzo, confessatelo, la comprereste? Neppure se uno misurasse tutto il Pattolo, il mitico fiume dell'oro, potrebbe contare un prezzo equivalente alla salvezza. Non perdetevi di coraggio, dunque: voi avete la possibilità, se lo volete, di comprare questa preziosissima salute col tesoro che vi È proprio, cioè con l'amore e la fede, che È il giusto prezzo della vita eterna. Questo prezzo Dio l'accetta volentieri. " Giacché noi abbiamo sperato nel Dio vivente, che È il salvatore di tutti gli uomini, e specialmente di quelli che credono". Gli altri, aggrappati al mondo, come certe alghe alle rocce marine, dell'immortalità fanno poco conto, come il vecchio Itacese desiderando, non la verità e la patria celeste e quella che È la vera luce, ma il fumo. La pietà, poi, consistendo nel rendere simile a Dio, per quanto È possibile, l'uomo, gli assegna come adatto maestro Dio, il solo, cioè, che possa realizzare degnamente questa rassomiglianza dell'uomo a Dio. Riconoscendo come veramente divino questo insegnamento, l'Apostolo dice: " Tu, o Timoteo, hai conosciuto finì da bambino le sacre lettere, che sono capaci di renderti sapiente verso la salvezza per mezzo della fede in Cristo". Giacché realmente sacre sono le lettere, le quali ci rendono sacri e divini, e le scritture composte di queste lettere e sillabe sacre - cioè i libri sacri - lo stesso Apostolo in conseguenza le chiama "ispirate da Dio ", Poiché " sono utili per l'istruzione, per la confutazione, per la correzione, per l'educazione che È in giustizia, affinché sia perfetto l'uomo di Dio, preparato per ogni opera buona ". Nessuno potrebbe essere così� scosso dalle esortazioni degli altri santi, come da quelle del Signore stesso, che ama gli uomini; giacché non altro che questo È il suo unico còmpito: la nostra salvezza. È lui stesso che grida, esortando alla salute: " Il regno dei cieli si È avvicinato". Egli converte gli uomini, quando essi si avvicinano a lui per il timore. E ugualmente l'Apostolo del Signore, esortando i Macedoni, si fa interprete della divina parola, dicendo: "Il Signore si È avvicinato; state attenti che non siamo trovati a mani vuote ". Ma voi siete a tal punto senza timore, o piuttosto senza fede, che non obbedite Né allo stesso Signore Né a Paolo, che pure È stato prigioniero per la causa di Cristo. "Gustate e vedete che Dio È buono ". La fede vi guiderà, l'esperienza vi insegnerà, la Scrittura vi educherà, "Udite qua, o figli - dicendo -, io vi insegnerò il timore del Signore ". Quindi brevemente aggiunge, come se si indirizzasse ad uomini che hanno già creduto, " Quale È l'uomo che vuole la vita, e ama vedere dei giorni buoni? ". Siamo noi, diremo, noi gli adoratori del bene, gli zelanti per le cose buone. Udite dunque, voi " che siete lontano", udite, "voi che siete vicino ". Il Verbo non È nascosto a nessuno; esso È una luce comune a tutti, splende per tutti gli uomini; nessuno È cimmerio nel Verbo. Affrettiamoci verso la salute, verso la resurrezione; affrettiamoci, noi che siamo molti, a riunirci in un solo amore, secondo l'unità dell'unica sostanza; perseguiamo similmente l'unità, con la pratica delle buone opere, cercando la buona monade. Ora, l'unità proveniente dalla pluralità, traendo una divina armonia dalla polifonia e dalla dispersione, diventa una sola sinfonia, che obbedisce a un solo corego e a un solo maestro, il Verbo, e che non cessa fino a quando abbia raggiunto la verità stessa, dicendo: " Abba padre ". Questa È la verace parola che Dio accetta di buon grado dai suoi figli, il primo frutto che Egli raccoglie da essi.

CAPITOLO 10

Ma, voi dite, non È ragionevole sovvertire una consuetudine tramandataci dai nostri padri. E perché allora non continuiamo a servirci del primo nutrimento, del latte, al quale indubbiamente le nutrici ci abituarono dalla nascita? Perché aumentiamo o diminuiamo la paterna sostanza, e non la conserviamo sempre uguale, come l'abbiamo ricevuta? Perché non vomitiamo più nel seno paterno e non compiamo più le altre cose, con le quali, quando eravamo piccini ed eravamo allevati sotto la direzione delle madri, provocavamo il riso, ma ci correggemmo da noi stessi, anche se non trovammo buoni precettori? Inoltre, quando si tratta delle vostre passioni, le deviazioni dalla consuetudine, se anche siano dannose e pericolose, tuttavia vi riescono, in un certo qual modo, piacevoli: e quando si tratta della vita, non abbandoneremo la consuetudine malvagia ed esposta alle passioni e priva di Dio? E non ci volgeremo verso la verità, anche se i nostri padri si indignino, e non cercheremo Colui che È veramente nostro padre, scacciata fuori la consuetudine come un veleno mortale? Questo infatti È proprio il più bello dei còmpiti a cui stiamo attendendo, mostrarvi che È per effetto di follia, e cioè di questa sciaguratissima abitudine, che la pietà È stata odiata: giacché non avrebbe potuto mai essere odiato o ripudiato s� gran bene, il maggiore di quanti siano mai stati donati da Dio al genere umano, se voi non vi foste lasciati trascinare dall'abitudine, e non aveste quindi chiuso i vostri orecchi a noi, e a guisa di cavalli riottosi che strappano le redini e mordono il freno, non aveste fuggito i nostri ragionamenti, desiderando scrollarvi dal dorso noi, gli aurighi della vostra vita, e trascinati ai precipizi della rovina dalla vostra insensatezza, non aveste stimato esecrando il sacro Verbo di Dio. Vi toccano perciò in conseguenza, come premi della vostra scelta, per dirla con Sofocle, senno fuggito via, orecchie inutili, vani pensieri, e non sapete che questo È vero più di ogni altra cosa, che cioè i buoni e i pii avranno buono il contraccambio, Poiché hanno onorato ciò che È buono, quelli che al contrario sono cattivi, avranno la pena adeguata, e che sul capo del principe del male È stato sospeso il castigo. Certo, È a lui che rivolge la minaccia il profeta Zacharia: " Faccia vendetta su di te Colui che scelse Gerusalemme: ecco, non È questo un tizzone strappato dal fuoco?" Quale È dunque questa brama di morte volontaria, che ancora spinge gli uomini? Perché si sono rifugiati presso questo tizzone mortifero, insieme col quale saranno bruciati, mentre sarebbe stato loro possibile vivere bene secondo Dio e non secondo la consuetudine? Giacché Dio largisce la vita, la cattiva consuetudine invece, dopo il passaggio da questa vita, infligge un vano pentimento insieme con la punizione, e " dopo aver sofferto lo stolto comprende" che il culto dei demoni porta la rovina, e la pietà la salvezza. Guardate coloro che servono presso gli idoli: sordidi nella capigliatura, mal ridotti in vesti squallide e a brandelli, ignari assolutamente di bagni, con le unghie lunghe come quelle delle bestie selvagge, molti anche privati della virilità, dimostrazione vivente che i templi degli idoli non sono che delle tombe o delle carceri: costoro mi sembra che piangano gli dei, non che li venerino, Poiché lo stato in cui si trovano È degno più di compassione che di pietà religiosa. E voi, vedendo queste cose, restate ancora ciechi, e non leverete gli occhi verso il padrone di tutte le cose e signore dell'universo? Non fuggirete dal carcere terreno, per rifugiarvi nella compassione che viene dai cieli? Giacché Dio nel suo grande amore per gli uomini difende l'uomo, come fa l'uccello madre, che vola sopra l'uccellino caduto dal nido, e se mai un serpente spalanchi la bocca verso l'uccellino svolazza intorno la madre, piangendo i figli diletti. Dio È un padre e cerca la sua creatura e guarisce la caduta e scaccia il serpente e riconforta l'uccellino, e lo esorta a volare di nuovo verso il nido. Inoltre, i cani, quando si sono smarriti, andando dietro con le nari all'odore, scoprono le tracce del loro padrone, e i cavalli dopo avere scrollato dal dorso il cavaliere, a un fischio di esso, ubbidiscono al loro padrone: " Conosce ", dice, " il bue il suo padrone e l'asino la greppia del suo signore, ma Israel non mi conobbe ". E che cosa fa dunque il Signore? Non si ricorda del male, ancora ha compassione, ancora vi richiede il pentimento. Io voglio domandarvi se non vi sembri assurdo che noi uomini, che siamo l'ultima creazione di Dio, e da lui abbiamo ricevuto la nostra anima e siamo in tutto di Dio, serviamo ad un altro padrone e, oltre a ciò, veneriamo, invece del re il tiranno, e invece del buono, il malvagio. Chi infatti - in nome della verità! - essendo sano di mente abbandona ciò che È buono per stare insieme col male? Chi È colui che fugge da Dio per convivere coi demoni? Chi, potendo essere figlio di Dio, gode di essere schiavo? O chi, potendo essere cittadino del cielo, cerca l'erebo, mentre gli È possibile coltivare i campi del paradiso e percorrere gli spazi del cielo e partecipare della vitale e incorruttibile fonte, camminando nell'aria, sulla traccia di quella luminosa nube, come Elia, contemplando la pioggia che porta la salvezza? Ma alcuni invece, a guisa dei vermi, avvoltolandosi nelle paludi e nel fango, cioè nelle correnti del piacere, si pascono di inutili e futili delizie, da veri uomini porcini. I porci infatti, dice, " godono del fango" più che dell'acqua pura e, come dice Democrito, "vanno pazzi per i rifiuti". Non facciamoci dunque, non facciamoci ridurre in schiavitù, Né diventiamo simili ai porci, ma come veri " figli della luce ", leviamo gli occhi e guardiamo in alto verso la luce, badando che il Signore non ci smascheri come spurii, come fa il sole con le aquile. Pentiamoci dunque e passiamo dall'ignoranza alla conoscenza, dall'imprudenza alla prudenza, dall'intemperanza alla temperanza, dall'ingiustizia alla giustizia, dall'empietà a Dio. È un bel pericolo disertare passando nel campo di Dio. Di molti altri beni È dato di godere a noi, gli amanti della giustizia, che perseguiamo la eterna salvezza, ma di quelli specialmente a cui allude lo stesso Dio, quando per mezzo di Isaia dice: " Vi È un'eredità per quelli che servono il Signore ". Bella invero ed amabile È questa eredità, costituita non di oro Né di argento Né di vesti, in cui possono penetrare la tignola e il ladro, che non pone gli occhi che sulla terrena ricchezza, ma di quel tesoro della salvezza, al quale bisogna che noi tendiamo col diventare amanti del Verbo: È da qui che partono insieme con noi le nobili opere, e prendono il volo con noi sull'ala della verità. Questa eredità ce la trasmette l'eterno testamento di Dio, il quale ci fornisce l'eterno dono; e questo nostro padre amantissimo, che veramente È nostro padre, non cessa di esortarci, di ammonirci, di emendarci, di amarci; giacché neppure cessa mai di salvarci, ma ci consiglia il meglio: " Divenite giusti, dice il Signore, voi che avete sete, venite all'acqua, e quanti non avete denaro, venite e comprate e bevete senza denaro " È al lavacro, alla salvezza, alla illuminazione che egli ci esorta, gridando quasi e dicendo: Ti dò la terra e il mare, o figlio, e il cielo e quanti esseri viventi sono in essi te li regalo; solo, o figlio, abbi sete del padre; gratuitamente ti sarà rivelato Dio; la verità non si vende al minuto, Egli ti dà anche i volatili e i pesci e gli animali che sono sulla terra. Queste cose il padre le ha create perché tu ne goda gratuitamente. Con denaro le dovrà comprare il figlio spurio, giacchÈ egli È figlio della perdizione, perché ha preferito "servire a Mammona "; ma a te, al figlio legittimo, dico, affida ciò che È tuo proprio, a te che ami il padre e per il quale ancora egli opera e al quale solo egli fa anche la promessa, dicendo: "E la terra non sarà venduta in eterno", giacché essa non È soggetta alla corruzione; " mia È infatti tutta la terra ", È anche tua, se tu accoglierai Dio. Perciò giustamente la Scrittura (là questo buon annunzio a coloro che hanno creduto: "I Santi del Signore erediteranno la gloria di Dio e la potenza di Lui". Quale specie di gloria, dimmi, o beato? " Quella che occhio non vide Né orecchio ascoltò Né entrò in cuore di uomo: ed essi si allieteranno nel regno del loro Signore in eterno, amen". Voi avete, o uomini, la divina promessa della grazia, avete udito, d'altra parte, anche la minaccia del castigo, le due cose per mezzo delle quali il Signore salva, educando l'uomo per mezzo del timore e della grazia. Perché indugiamo? Perché non evitiamo la punizione? Perché non accettiamo il dono? Perché non scegliamo le cose migliori, cioè Dio invece del Maligno, e non preferiamo la sapienza alla idolatria e prendiamo la vita in cambio della morte? " Ecco", dice, " di fronte alla vostra faccia ho posto la morte e la vita". Ti tenta il Signore perché scelga la vita. Ti consiglia, come padre, di obbedire a Dio. " Giacché se mi ascolterete", dice, " e vorrete, mangerete i beni della terra " - e questa È la grazia dell'ubbidienza; "ma se non mi ubbidirete Né vorrete, la spada e il fuoco vi divoreranno " - e questo È il giudizio della disobbedienza. "Giacché la bocca del Signore ha detto queste cose ", e la parola del Signore È legge di verità. Volete che io diventi vostro buon consigliere? Ebbene, ascoltatemi: e io, se possibile, vi offrirò la mia opera. Bisognerebbe che voi, o uomini, quando ragionate intorno al bene stesso, chiamaste in vostro aiuto la fede innata, che È un testimone attendibile, tratto dal vostro intimo essere, la quale sceglie con la maggior chiarezza ciò che ‚ il meglio, e non cercaste se il bene debba essere perseguito, ma lo compiste senz'altro. E infatti, quando si tratta di vedere, per esempio, se uno si debba ubbriacare o no, bisognerebbe porre in bilancia la cosa; voi invece, prima di aver considerato la questione, vi ubbriacate; e così�, se si tratta di fare ingiuria, voi non ricercate se si debba farla, ma quanto più presto È possibile la fate. Soltanto dunque quando si tratta di vedere se Dio debba essere onorato, voi cercate se si debba farlo, e così� quando si tratta di vedere se questo sapiente Dio e Cristo debba essere seguito, questa cosa stimate degna di deliberazione e di esame, mentre non capite neppure che cosa sia mai ciò che conviene a Dio. Abbiate fede in noi, anche se allo stesso modo come fate nel caso dell'ubbriachezza, affinché diventiate sobri; abbiate fede in noi, anche se allo stesso modo come nel caso dell'ingiuria, affinché viviate. Ma se anche volete persuadervi dopo avere contemplato la manifesta fede delle cose ineffabili, ebbene io vi presenterò in abbondanza gli argomenti che vi daranno la persuasione intorno al Verbo. E voi (giacché le patrie usanze in cui siete stati prima educati non vi permettono più di attendere alla verità) vogliate ascoltare ormai come stanno le cose che seguono. E nessuna vergogna di questo nome vi metta in prevenzione, giacché È dessa che "danneggia grandemente gli uomini", distogliendoli dalla salvezza. Svestitici dunque davanti a tutti nello stadio della verità, combattiamo la lotta legittima, nella quale È arbitro il santo Verbo e agonoteta il padrone dell'universo. Non piccolo È il premio che ci È proposto, l'immortalità. Non preoccupatevi più, dunque, neppur poco, di quello che dicono di voi talune canaglie della piazza, empi coreuti della superstizione, che sono ridotti finì sull'orlo del baratro dalla loro dissennatezza e follia, fabbricatori di idoli e adoratori di pietre. Sono essi infatti che hanno osato divinizzare degli uomini, annoverando come tredicesimo dio Alessandro il Macedone, " che Babilonia dimostrò mortale". Ammiro perciò quel saggio di Chio, di nome Teocrito: dopo la morte di Alessandro, Teocrito, irridendo alle vane opinioni che gli uomini avevano intorno agli dei, disse ai suoi concittadini: " State di buon animo, cittadini, finché vedete gli dei morire prima degli uomini". Ma chi adora e si fa compagni dei che possono essere visti e la massa raccogliticcia di questi esseri generati, È molto più infelice di quegli stessi demoni. "Dio" infatti "non È mai, in nessun modo, ingiusto" come sono i demoni, "ma, quanto più È possibile, giustissimo ", e nulla È a lui più simile che quegli di noi che divenga quanto più giusto È possibile. Venite fuori nella via, artigiani, che la figlia di Giove, la gorgòpide, dea Industre, con i vagli sollevati supplicate, stolti fabbricatori e adoratori delle pietre! Vengano il vostro Fidia e Policleto e anche Prassitele ed Apelle, e quanti altri esercitano le arti manuali, i quali sono terreni lavoratori di terra. Giacché una certa profezia dice che allora le cose di qui avranno esito infelice, quando gli uomini crederanno nelle statue. Vengano dunque ancora, giacché non mi stancherò di chiamarli, questi micro-artisti. Nessuno di essi ha mai creato una immagine spirante, Né fatto molle carne della terra. Chi liquefece il midollo o chi rese compatte le ossa? chi distese i nervi o chi gonfiò le vene? chi versò in esse il sangue o chi vi distese intorno la pelle? Come potrebbe qualcuno di essi fare degli occhi che vedono? Chi soffiò dentro i corpi l'anima? Chi donò il sentimento della giustizia? Chi ha promesso l'immortalità? Solo il Creatore del tutto, "il padre, supremo artista", foggiò quella vivente statua che siamo noi, l'uomo; ma il vostro Zeus Olimpio, immagine di immagine, molto lontana dalla verità, È una bruta opera di mani attiche. " Immagine di Dio" È infatti il suo Verbo (e il Verbo divino, luce archetipo della luce, È legittimo figlio della Mente), e un'immagine del Verbo È l'uomo vero, cio‚ la mente che È nell'uomo, il quale per questo È detto essere stato creato "a immagine" di Dio e "a sua somiglianza", perché, per mezzo dell'intelligenza del suo cuore, egli È fatto simile al divino Verbo e perciò razionale. Ma le statue di forma umana, che dell'uomo visibile e nato dalla terra sono immagine terrena e lontana dalla verità, non sono evidentemente che materia che ha ricevuto una temporanea impronta. Nient'altro dunque che piena di follia mi È parsa essere quella vita, che con tanta cura si occupa della materia. La consuetudine che vi ha fatto gustare la servitù e la assurda cura di futili minuzie È stata fomentata da vana opinione; ma degli empi riti e delle ingannevoli cerimonie È causa l'ignoranza, la quale, avendo posto nel genere umano il principio di sorti esiziali e di odiosi idoli, con l'escogitare numerose forme di demoni, impresse in coloro che la seguono il marchio di una continua morte. Ricevete dunque l'acqua razionale; lavatevi, voi che siete insozzati, purificatevi delle macchie dell'abitudine con le stille della verità: bisogna essere puri per salire al cielo. Sei uomo, la cosa che hai più in comune con gli altri; cerca colui che ti ha creato; sei figlio, la cosa che ti È più propria, riconosci tuo Padre. Ma tu persisti ancora nei tuoi peccati, consumandoti nei piaceri? A chi dirà il Signore: " È vostro il regno dei cieli?". Esso È vostro, solo che vogliate; Poiché esso È di coloro che hanno prescelto Dio; di voi, solo che vogliate aver fede e seguire l'accorciatoia della predicazione, a cui obbedendo le genti di Ninive, per mezzo di una sincera penitenza, mutarono in magnifica salvezza l'attesa rovina. Come dunque dice - potrei salire al cielo? "La via" È il Signore, " stretta" s�, ma " che viene dal cielo", stretta, s�, ma che conduce al cielo: stretta, in quanto È disprezzata sulla terra, larga, in quanto È adorata nei cieli. Quindi, colui che non sent� mai parlare del Verbo, ha l'ignoranza come scusa del suo errore, ma colui che lo ud� con le sue orecchie, e con l'anima non l'ascoltò, porta dalla sua convinzione la disubbidienza, e quanto più parrà essere sapiente, tanto più la sua intelligenza gli sarà causa di male, perché ha la sapienza come accusatrice, in quanto non ha scelto il meglio. Giacché, come uomo, egli È fatto per natura per essere in stretto rapporto con Dio. Come, dunque, non obblighiamo il cavallo ad arare Né il toro a cacciare, ma volgiamo ciascun animale a quell'opera a cui È adatto per natura, così� certamente È dell'uomo: in quanto egli È nato per la contemplazione del cielo ed È veramente " una pianta celeste ", noi lo chiamiamo alla conoscenza di Dio, Poiché abbiamo compreso ciò che È proprio di lui, e particolare, ciò che lo differenzia da tutti gli altri animali, consigliandogli di provvedersi di pietà, come di un viatico sufficiente per l'eternità. Coltiva la terra, gli diciamo, se sei agricoltore, ma conosci Dio mentre coltivi la terra; e naviga, tu che ami la navigazione, ma invocando il pilota celeste; la conoscenza di Dio ti ha colto mentre facevi il soldato: ascolta il generale che ti ordina ciò che È giusto. Voi che siete dunque come gravati da sonno e da ubbriachezza, riprendete i vostri sensi e, volti gli occhi intorno, considerate un poco che cosa significhino le pietre che adorate e le spese che sostenete vanamente intorno alla materia. L'ignoranza È l'oggetto per cui consumate le sostanze e il patrimonio, che È come dire la morte, l'oggetto per cui consumate la vostra vita. Giacché questo solo È il termine che avete trovato alla vostra vana speranza; Né siete capaci di aver compassione di voi stessi, ma neppure siete nelle condizioni opportune per seguire il consiglio di coloro che hanno compassione di voi per il vostro errore, Poiché siete schiavi della cattiva abitudine, ed essendo attaccati ad essa, di vostra volontà, fino all'ultimo respiro, siete trascinati giù verso la rovina. " Giacché la luce È venuta nel mondo e gli uomini amarono più le tenebre che la luce ", mentre sarebbe stato possibile purificarsi delle cose che sono di impedimento alla salvezza, dell'orgoglio cioè e della ricchezza e del timore, ripetendo questi versi del poeta: Dove portar queste grandi ricchezze? ove errando vo io stesso? Voi non volete dunque respingere queste vane fantasie e rinunziare alla consuetudine stessa, dicendo alla vana opinione: Sogni falsi, addio! Nulla eravate voi? Che cosa infatti credete, o uomini, che siano l'Ermes Tychone e quello di Andocide e l'Amyeto?. Certo È manifesto a tutti che per voi sono pietre, come anche lo stesso Ermes. Come non È dio l'alone e come non È dio l'arcobaleno, ma sono speciali modificazioni dell'aria e delle nuvole, e al modo stesso che non È dio il giorno Né l'anno Né il tempo che È formato di essi, così� non sono dei neppure il sole Né la luna, dai quali ciascuno dei periodi sopra detti È delimitato. Quale uomo dunque, che sia in senno, potrebbe ritenere dei la punizione e il castigo, e la giustizia e la vendetta? Neppure, allora, le Erinn� Né le Moire Né l'Eimarmene, Poiché neppure sono dei lo stato Né la gloria Né la ricchezza, che anche È rappresentata cieca dai pittori. Se poi divinizzate il pudore e l'amore e il piacere, seguano a questi la vergogna e il desiderio e la bellezza e l'accoppiamento. Non a ragione dunque si stimerebbero più presso di voi divinità gemelle il sonno e la morte, i quali non sono che condizioni a cui sono soggetti per natura tutti gli animali; Né certamente avrete ragione di dire dee la sorte Né la fatalità Né le Parche. Se non sono dee la contesa e la battaglia, neppure Ares Né Enyo sono dei. Ancora, se i fulmini e i lampi e le piogge non sono dei, come possono essere dei il fuoco e l'acqua? Come possono essere dee le stelle cadenti e le comete, che si formano per una certa condizione dell'atmosfera? Chi chiama dea la fortuna, chiami dea anche l'azione. Adunque, se nessuna di queste cose È stimata essere dio, Né alcuna di quelle figure fatte con le mani e prive di sensibilità, ma È manifesto che una certa provvidenza di potere divino ci circonda, null'altro resta che riconoscere questo: che, cioè, il solo Dio veramente esistente veramente solo È ed esiste. Ma voi che non capite somigliate agli uomini che hanno bevuto la mandragora o qualche altra droga; Dio vi conceda di destarvi una buona volta da questo sonno e di comprendere Dio, e che non vi appaia come dio l'oro o la pietra o l'albero o l'azione o la passione o la malattia o il timore. " Giacché vi sono " veramente " tre miriadi di demoni sulla terra nutrice di molti", e non " immortali ", ma neppure mortali (giacché non sono partecipi del senso, perché possano partecipare anche della morte), ma essi sono dei padroni - di pietra e di legno - degli uomini, e oltraggiano e violano la vita umana, per mezzo della consuetudine. " La terra", dice, "È del Signore, e tutta la sua plenitudine". E allora perché, mentre te la godi nei beni del Signore, osi ignorare il padrone? Lascia la mia terra - ti dirà il Signore, - non toccare l'acqua che io faccio scaturire, non partecipare dei frutti che io coltivo; paga, o uomo, il prezzo del tuo nutrimento a Dio; riconosci il tuo padrone; sei una creazione propria di Dio; ciò che È proprio di Lui, come potrebbe esser giusto che divenisse alieno a Lui? Giacché ciò che È stato alienato, essendo privato del suo legame con Lui, È privato della verità. Non vi volgete forse verso uno stato di insensibilità, come press'a poco Niobe, o, piuttosto per parlarvi in linguaggio più mistico, a somiglianza della donna ebrea (gli antichi la chiamavano moglie di Lot)? Abbiamo appreso che questa donna fu trasformata in pietra per il fatto di essere innamorata di Sodoma: con Sodomiti si intendono gli atei e quelli che sono volti all'empietà, duri di cuore e stolidi. Queste parole credile dette a te da parte di Dio: " Non credere che le pietre e il legno e gli uccelli e i serpenti siano cose sacre, e gli uomini no"; ma, tutto al contrario, stima veramente sacri gli uomini, e invece le fiere e le pietre stimale quello che sono. Giacché vi sono tra gli uomini degli infelici e miseri, i quali credono che Dio parli per mezzo di un corvo o di una cornacchia, ma che per mezzo dell'uomo non dica nulla, e onorano il corvo come nunzio di Dio, e perseguitano invece l'uomo di Dio, il quale non gracchia Né gracida ma parla, io credo, il linguaggio della ragione, e tentano inumanamente di uccidere Lui che li istruisce umanamente, e li chiama alla salvezza, mentre essi non attendono la grazia che viene dall'alto Né cercano di evitare il castigo. Giacché non hanno fede in Dio Né comprendono pienamente la sua potenza. Ma, come ineffabile È il suo amore per gli uomini, così� illimitato È il suo odio per i cattivi. Da una parte la sua ira nutre la punizione sul peccato, dall'altra, il suo amore per gli uomini accumula benefici sul pentimento. È la cosa più miseranda di tutte l'esser privati dell'aiuto che viene da Dio. La perdita della vista e la sordità sono perciò più dolorose di tutte le altre privazioni imposteci dalla prepotenza del Maligno: giacché l'una ci ha tolto la contemplazione del cielo, l'altra ci ha privato dell'insegnamento divino. Ma voi, pur essendo infermi rispetto alla verità, e cioè ciechi nella mente e sordi nell'intelligenza, non ve ne dolete, non ve ne crucciate, non avete desiderato di vedere il cielo e l'autore del cielo Né avete cercato di udire e di conoscere il creatore e padre di tutte le cose, applicando la vostra scelta alla salvezza. Nessun impedimento si oppone infatti a colui che tende verso la conoscenza di Dio, non la mancanza di istruzione, non la povertà, non l'oscurità del nome, non la miseria; Né alcuno, quando ha " conquistato col bronzo " o col ferro la vera sapienza, desidera cambiarla. Giacché questo È certamente ben detto più di ogni altra cosa: Il buono cerca sempre la salvezza; giacché, colui che È zelante per il giusto, in quanto amante di Colui che non ha bisogno di niente, È bisognoso di poco lui stesso, perché non in altro che nello stesso Dio ha riposto la sua beatitudine, dove non È tignola, non ladro, non pirata, ma l'eterno donatore di beni. Ben a ragione dunque siete stati assomigliati a quei serpenti, che hanno le orecchie chiuse agli incantatori. " Giacché l'animo loro", dice la Scrittura, " È a somiglianza del serpente, come di un aspide sordo e che tien chiuse le sue orecchie, il quale non udrà la voce degli incantatori ". Ma voi invece lasciatevi incantare della vostra selvatichezza e accogliete il mite e nostro Verbo e sputate fuori il letale veleno, affinché quanto più È possibile vi sia dato di spogliarvi della corruzione, come a quelli È dato di spogliarsi della vecchiezza. Udite me, e non otturate le orecchie Né ostruite l'udito, ma ponete nella mente le cose che vi dico. È bello il rimedio dell'immortalità; cessate una buona volta di strisciare come serpenti. " Giacché i nemici del Signore leccheranno la polvere", dice. Levate il vostro capo dalla terra all'etere, guardate su al cielo, ammiratelo, cessate di insidiare il calcagno dei giusti e di impedire " la via della verità". Divenite prudenti e innocui): forse il Signore vi darà l'ala della semplicità (giacché Egli si È proposto di fornire di ali i nati dalla terra) affinché, abbandonate le caverne della terra, possiate abitare i cieli. Solo, pentiamoci con tutto il cuore, per potere con tutto il cuore ricevere Dio. " Sperate in Lui ", dice, " tutta la radunanza di popolo: effondete dinanzi a Lui tutti i vostri cuori ". Egli parla a coloro che sono esenti da iniquità, Egli ha compassione di essi e li ricolma di giustizia. Credi, o uomo, in Colui che È uomo e Dio; credi, o uomo, in Colui che ha sofferto ed È adorato; credete, gli schiavi, nel Dio vivente che È morto; voi tutti, uomini, credete in Colui che solo È Dio di tutti gli uomini. Credete e ricevete come ricompensa la salute. " Cercate Dio, e la vostra anima vivrà". Chi cerca Dio cerca la sua propria salvezza: hai trovato Dio, hai la vita. Cerchiamo dunque, affinché anche viviamo. La ricompensa del ritrovamento È la vita presso Dio. " Esultino e si allietino in te tutti quelli che ti cercano e dicano in perpetuo: sia magnificato Dio". Bell'inno di Dio È l'uomo immortale, edificato sulla giustizia, nel quale sono stati impressi gli oracoli della verità. Dove infatti, fuori che in un'anima prudente, bisogna iscrivere la giustizia? dove l'amore? dove il pudore? dove la mitezza? Bisogna, io credo, imprimere nell'animo queste divine scritture, e considerare la sapienza come ottimo punto di partenza, a qualunque parte della vita gli uomini si siano volti, e stimare la sapienza stessa come un tranquillo porto di salvezza: giacchÈ È per mezzo della sapienza che buoni padri dei loro figli sono quelli che si sono rifugiati presso il Padre, e buoni figli per i loro genitori sono quelli che hanno conosciuto il Figlio, e buoni mariti delle loro spose sono quelli che si sono ricordati dello Sposo, e buoni padroni dei loro servi sono quelli che sono stati affrancati dalla estrema servitù. Oh più felici degli uomini, che sono nell'errore, le bestie! Esse vivono come voi nell'ignoranza, ma non simulano la verità; non vi sono tra esse razze di adulatori; i pesci non adorano i demoni, gli uccelli non venerano gli idoli, solo il cielo essi ammirano, poichÈ non possono conoscere Dio, essendo stati giudicati indegni della ragione. Non vi vergognate perciò di aver reso voi stessi più irragionevoli anche degli animali irragionevoli, voi che tante età della vita avete consumato nell'empietà? Siete stati fanciulli, quindi adolescenti, quindi giovani, quindi uomini, ma buoni, non mai. Abbiate rispetto almeno della vostra vecchiaia; divenite saggi, ora che siete arrivati al tramonto della vita, e, seppure al termine della vita, riconoscete Dio, affinché il termine della vita vi riacquisti un principio di salvezza. Invecchiaste nel culto dei demoni, venite giovani al culto di Dio: Dio vi porrà nel numero dei fanciulli innocenti. L'Ateniese dunque segua le leggi di Solone e l'Argivo quelle di Foroneo e lo Spartano quelle di Licurgo, ma se tu ti iscrivi tra il popolo di Dio, il cielo È la tua patria, Dio il legislatore. E quali sono le leggi? " Non ucciderai, non commetterai adulterio, non corromperai fanciulli, non ruberai, non dirai falsa testimonianza, amerai il Signore tuo Dio ". Vi sono anche i complementi di queste leggi, conformi alla ragione e santi discorsi iscritti negli stessi cuori degli uomini: " Amerai il prossimo tuo come te stesso " e " A chi ti percuote in una guancia offri anche l'altra ", e " Non desidererai, giacchÈ anche col solo desiderio hai commesso adulterio ". Quanto, certamente, non È meglio per gli uomini del raggiungere l'oggetto dei propri desideri il non voler desiderare finì da principio ciò che non bisogna desiderare? Ma voi non avete la forza di sopportare l'asprezza attraverso cui si giunge alla salvezza; come, però, tra i cibi, ci dilettiamo di quelli che sono dolci, pregiandoli di più a causa della lusinga del piacere, ma sono quelli amari, che riescono aspri al gusto, quelli che ci curano e ci dànno la salute, ché anzi l'asprezza delle medicine fortifica i deboli di stomaco, così� la consuetudine ci diletta e ci solletica, ma, mentre l'una, la consuetudine, ci spinge verso il baratro, l'altra, la verità, ci solleva al cielo, " aspra" in principio, ma "buona nutrice di giovani"; e santa È questa camera delle donne e prudente questa assemblea dei vecchi; Né È difficile ad avvicinarsi o impossibile a prendersi, ma È vicinissima, nostra inquilina, risiedente, come dice oscuramente il sapientissimo MosÈ, in tre parti del nostro essere, "nelle mani e nella bocca e nel cuore". Questo È un simbolo genuino della verità, in quanto a che essa È composta di tutte e tre queste cose, del consiglio, dell'azione e della parola. NÉ temere di quest'altro, che cioè i numerosi e illusori diletti ti allontanino dalla sapienza: tu stesso spontaneamente oltrepasserai la futilità della consuetudine, come fanno i fanciulli che gettano via i loro giocattoli, appena siano divenuti adulti. Con una incredibile rapidità e con una benevolenza accessibile a tutti la potenza divina brillò sulla terra, e riemp� del seme della salvezza l'universo. Giacché senza divina cura non avrebbe potuto compiere in così� breve tempo tanta opera il Signore, che, in apparenza disprezzato, nella realtà era adorato; Egli, il purificatore e salvatore e benigno, il divino Verbo, il veramente manifestissimo Dio, Quegli che fu eguagliato al padrone dell'universo, perché era figlio di Lui e " il Verbo era in Dio "; Quegli che fu creduto quando in principio fu annunziato, e fu riconosciuto quando, presa la maschera di uomo e fattosi di carne, rappresentò il dramma salutare dell'umanità. Giacché Egli era un vero campione, e campione compagno della sua creatura; e rapidissimamente essendo stato diffuso a tutti gli uomini, più rapidamente del sole, in quanto era sorto dalla stessa volontà del Padre, facilissimamente brillò su di noi, mostrandoci, per mezzo dei suoi insegnamenti e dei suoi miracoli, Dio, e donde venisse Lui stesso e chi fosse: e cioè, il Verbo nostro araldo, mediatore e salvatore, fonte di vita e di pace, diffuso su tutta la faccia della terra, per mezzo del quale l'universo È già diventato, per dir così, un mare di beni.

CAPITOLO 11

Considera un poco, se vuoi, rifacendoti alle origini, il beneficio divino. Il primo uomo quando giuocava in piena libertà nel paradiso era ancora il fanciullo di Dio; ma quando, soggiacendo al piacere (il serpente rappresenta allegoricamente il piacere che striscia sul ventre, vizio terreno volto verso la materia) si lasciava sedurre dalle passioni, il fanciullo divenuto uomo a causa della sua disubbidienza, e per non avere ascoltato il Padre, si vergognava di Dio. Quanto non potÈ il piacere! L'uomo, che per la sua innocenza era stato libero, fu trovato avvinto dai peccati. Il Signore volle di nuovo scioglierlo dai legami e legatosi alla carne (questo È un mistero divino) soggiogò il serpente e rese schiavo il tiranno, cioè la morte, e cosa più straordinaria di tutte mostrò libero, grazie al gesto delle sue mani distese, quell'uomo ch'era stato fuorviato dal piacere ed era stato legato dalla corruzione. O misterioso prodigio! Si È piegato il Signore, ma si rialzò l'uomo, e quegli che era caduto dal paradiso riceve dell'ubbidienza un premio più grande, il cielo! Perciò mi sembra che, Poiché lo stesso Verbo È venuto a noi dal cielo, noi non dobbiamo più andare alle scuole umane, cercando con soverchio interesse Atene e il resto dell'Ellade e, oltre a questo, la Ionia. Se infatti nostro maestro È Colui che ha riempito il tutto coi suoi santi poteri, con la creazione, la salvezza, la beneficenza, la legislazione, la profezia, l'istruzione, tutto ora ci insegna il maestro e per mezzo del Verbo tutto il mondo È diventato ormai Atene ed Ellade. Giacché, certamente, dopo aver creduto al mito poetico, che ricorda come Minosse il Cretese sia stato compagno di Zeus, voi non negherete fede al fatto che noi siamo diventati scolari di Dio, che ci siamo acquistata la sapienza realmente vera, quella a cui i sommi filosofi accennarono oscuramente soltanto, ma che gli scolari di Cristo compresero e predicarono. Inoltre, l'intero Cristo, per dir così�, non si divide; non vi È più Né barbaro, Né Giudeo Né Greco, non vi È Né maschio Né femina, ma un uomo nuovo trasformato dal santo spirito di Dio. Quindi, gli altri consigli e precetti sono di poco conto e trattano di questioni specifiche, per esempio, se occorra sposare, se occorra prender parte alla politica, se occorra procreare figliuoli; sola universale esortazione e che riguarda evidentemente l'intera vita, che tende in ogni occasione, in ogni circostanza al fine supremo, cioè alla vita, È la pietà verso Dio. È necessario soltanto vivere secondo la norma di essa, per vivere eternamente; la filosofia invece, come dicono gli antichi, È una continua deliberazione, che concilia un perpetuo amore di sapienza. " Ma il precetto del Signore È splendente da lungi, e che dà luce agli occhi ". Accogli Cristo, accogli la facoltà di vedere, accogli la tua luce perché ben tu conosca tanto l'uomo che il dio. " È dolce " il Verbo che ci ha illuminati " più dell'oro e delle pietre preziose; È desiderabile più del miele e del favo ". Come infatti non dovrebbe essere desiderabile Colui che ha reso chiara la mente che stava sepolta nelle tenebre, e ha aguzzato " i luciferi occhi" dell'anima? Come infatti " se non ci fosse il sole, per ciò che dipende dagli altri astri tutto il mondo sarebbe notte", così�, se non avessimo conosciuto il Verbo e non fossimo stati illuminati dai suoi raggi, in nulla differiremmo dalle galline alimentate con ogni cura, essendo ingrassati nelle tenebre e allevati per la morte. Accogliamo la luce per potere accogliere Dio. Accogliamo la luce e diventiamo discepoli del Signore. Questo appunto È quello che egli ha promesso al Padre: " Narrerò il tuo nome ai miei fratelli; in mezzo all'assemblea inneggerò a te ". Inneggia e narra a me il Padre tuo, Dio; le tue narrazioni mi salveranno, il tuo canto mi istruirà. Fino ad ora ho errato nella mia ricerca di Dio, ma Poiché tu mi guidi con la tua luce, o Signore, io trovo Dio per mezzo tuo e ricevo il Padre da te, divento tuo coerede, Poiché non ti vergognasti di avermi per tuo fratello. Cancelliamo dunque, cancelliamo l'oblio della verità; rimosse l'ignoranza e le tenebre che ci impediscono come nebbia la vista, contempliamo quegli che È veramente Dio inneggiando a Lui prima con queste parole: " Salve, luce". Una luce brillò dal cielo su noi, che eravamo seppelliti nelle tenebre, e chiusi nell'ombra della morte, una luce più pura del sole, più dolce della vita di quaggiù. Quella luce È la vita eterna, e quante cose partecipano di essa, vivono; ma la notte teme la luce e nascondendosi per la paura lascia il posto al giorno del Signore: l'universo È diventato luce insonne, e l'occidente si È trasformato in oriente. Questo È ciò che ha voluto dire " la nuova creazione ": giacché "il sole di giustizia " che cavalca l'universo, percorre in modo uguale tutto il genere umano, imitando il padre suo che " fa sorgere il suo sole su tutti gli uomini " e sparge su di essi la rugiada della verità. Egli trasformò l'occidente in oriente e crocifisse la morte in vita e, avendo strappato l'uomo dalla rovina, lo elevò al cielo, tramutando la corruzione in incorruttibilità e trasformando la terra in cielo - egli, l'agricoltore divino, " che mostra i presagi favorevoli e desta i popoli al lavoro ", che È buono, " richiamandoci alla memoria la vita" vera e largendoci l'eredità del padre, eredità grande veramente e divina e che non può essere tolta, per mezzo del celeste insegnamento facendo un Dio dell'uomo, " dando leggi alla loro mente e scrivendole nel cuore di essi ". A quali leggi egli allude? " Che tutti conosceranno Dio, dal piccolo fino al grande; e propizio", dice Dio, " sarò ad essi e non mi ricorderò dei loro peccati". Accogliamo le leggi della vita, ubbidiamo a Dio che ci esorta; apprendiamolo, affinché ci sia benigno; rendiamo a Lui, benché non abbia bisogno di niente, una ricompensa di gratitudine, cioè l'obbedienza, come una specie di pigione pagata a Dio per la nostra dimora di quaggiù. Oro per bronzo, il valore di cento bovi per quello di nove, per il prezzo di un po' di fede Egli ti dà da coltivare questa immensa terra e l'acqua per bere e altra per navigarvi, e l'aria per respirare e il fuoco per esercitare i mestieri e il mondo per abitarvi; da qui egli ti ha concesso di mandare una colonia nel cielo: tutte queste grandi opere e benefici egli ti ha dato in compenso di un po' di fede. Inoltre: coloro che credono nei ciurmadori ammettono gli amuleti e le formule di incantagione, perché credono che essi apportino salvezza; e voi non volete fornirvi dello stesso celeste amuleto del Verbo Salvatore, e, credendo nella incantagione di Dio, essere liberati dalle passioni, che sono malattie dell'anima, ed essere strappati al peccato? Giacché il peccato È morte eterna. Certo, completamente privi di senso e ciechi come le talpe passate la vostra vita nelle tenebre, null'altro facendo che mangiare, andando in sfacelo per la corruzione di cui riboccate. Ma vi È, vi È la verità che grida: " Dalle tenebre splenderà la luce ". Splenda dunque questa luce nella parte più profonda dell'uomo, nel cuore, e sorgano i raggi della conoscenza, rivelando e illuminando l'uomo nascosto dentro, il discepolo della luce, l'amico di Cristo e suo coerede; specialmente quando alla nostra conoscenza sarà giunto il nome, preziosissimo e venerabile sopra ogni altro, di Colui che È buon padre a un figlio pio e buono, e che dà precetti miti e ordini salutari al figlio suo. Colui che gli obbedisce ha la meglio in ogni cosa: egli segue Dio, obbedisce al Padre, lo conobbe mentre egli errava, amò Dio, amò il prossimo, ademp� il comandamento di Dio, cerca il premio, reclama la promessa. Proposito di Dio È sempre di salvare il gregge degli uomini. Questa fu anche la ragione per cui il buon Dio mandò il buon Pastore: e il Verbo, avendo spiegata la verità, mostrò agli uomini l'altezza della salvezza, affinché essi o, pentitisi, si salvassero, o, non avendo ubbidito, fossero giudicati. Questa È la predicazione della giu- stizia, buon annunzio per coloro che ubbidiscono, segnale del giudizio per coloro che hanno disubbidito. Ma la tromba "dal forte suono " raccoglie col suo squillo i soldati e proclama la guerra: e Cristo, intonato un canto di pace fino ai limiti della terra, non raccoglierà dunque i suoi soldati di pace? Egli raccolse davvero, o uomo, col suo sangue e con la sua parola il suo esercito incruento, e affidò ad essi il regno dei cieli. La tromba di Cristo È il suo evangelo: Egli suonò la tromba, e noi l'udimmo. Armiamoci delle armi di pace " vestendoci della corazza della giustizia " e imbracciando lo scudo della fede e cingendo il nostro capo dell'elmo della salvezza, e aguzziamo " il pugnale dello Spirito, che È la parola di Dio". Così� l'Apostolo ci schiera in pacifici ordinamenti: queste sono le nostre armi invulnerabili: armati di queste schieriamoci contro il Maligno. Spegniamo i dardi incandescenti del Maligno con le cuspidi d'acqua temprate dal Verbo, ricambiando i benefici con lodi di ringraziamento e onorando Dio per mezzo del Verbo divino. " Giacché mentre tu ancora parli, Egli dirà - dice: - ecco, io ti sono vicino ". Santa e benedetta questa potenza, per mezzo della quale Dio diventa concittadino degli uomini! È dunque meglio e preferibile per l'uomo diventare nello stesso tempo imitatore e servitore della essenza più alta fra le cose che esistono; giacché nessuno potrà imitare Dio, se non per mezzo del servizio che gli rende piamente, Né, d'altra parte, servirlo e venerarlo, se non con l'imitarlo. L'amore celeste e veramente divino in questo modo viene agli uomini, quando nella stessa anima può brillare la scintilla della vera bellezza accesa dal Verbo divino; e, ciò ch’è la cosa più grande, la salvezza corre di pari passo insieme col sincero desiderio di essa, Poiché sono, per così� dire, aggiogati insieme l'elezione e la vita. Perciò È questa sola esortazione, quella alla verità, che si può dire simile ai più fedeli degli amici, in quanto a che essa resta con noi fino all'estremo soffio della vita, ed È buona guida per mezzo dell'intero e perfetto spirito dell'anima a coloro che si dirigono verso il cielo. A che cosa dunque ti esorto? A salvarti io ti spingo. Questo vuole Cristo: in una parola, Egli ti fa dono della vita. E chi È Lui? Apprendilo in breve: Verbo di verità, Verbo di incorruttibilità, Colui che rigenera l'uomo, riconducendolo alla verità; lo stimolo della salvezza, Colui che scaccia la corruzione, Colui che espelle la morte, Colui che costruì negli uomini il suo tempio per collocare negli uomini Dio. Purifica il tempio, e i piaceri e le mollezze, come fiore effimero, abbandonali al vento ed al fuoco, ma coltiva saggiamente i frutti della temperanza, e consacra te stesso come primizia a Dio, affinché tu possa essere non solo opera di Dio, ma anche sua gioia. L'una e l'altra cosa conviene a chi È amico di Cristo, mostrarsi, cioè, degno del regno ed essere stimato degno del regno.

CAPITOLO 12

Fuggiamo dunque la consuetudine, fuggiamola come pericoloso promontorio o come la minaccia di Cariddi o le mitiche Sirene: la consuetudine soffoca l'uomo, lo allontana dalla verità, lo conduce fuori della vita, È un laccio, È un baratro, È una fossa, È una rete funesta: Lungi da questo fumo e da questo flutto trattieni la nave... Fuggiamo, o compagni di navigazione, fuggiamo questo flutto. Esso erutta fuoco; v'è un'isola maligna, piena di ossa e di cadaveri ammucchiati; canta in essa una piccola meretrice nel fiore degli anni - la voluttà - dilettandosi di una musica volgare. O degli Achei gran vanto, qua vieni Ulisse famoso, ferma la nave e ascolta un più divino canto. La meretrice ti loda, o navigante, e ti dice celebrato nei canti, e cerca di far sua la gloria degli Elleni. Lascia che essa si pasca dei cadaveri. Uno spirito celeste viene a recarti aiuto. Passa oltre alla voluttà; essa inganna. NÉ donna dall'abito ai clunei aderente ti inganni la mente ciarlando con blande parole, mentre ricerca il tuo nido. Naviga oltre il canto; esso produce la morte. Solo che tu voglia, hai vinto la rovina; e, legato al legno della nave, sarai libero da ogni corruzione. Sarà tuo pilota il Verbo di Dio, e lo Spirito Santo ti farà approdare ai porti dei cieli. Allora contemplerai il mio Dio, e sarai iniziato a quei santi misteri e godrai di quelle cose che sono nascoste nei cieli, a me riservate, " le quali né orecchio udì né pervennero al cuore " di alcuno. Ed a me sembra di veder due soli e due cittd di Tebe, diceva un tale a cui il furore bacchico faceva vedere dei fantasmi, ebbro di pretta ignoranza. Io sento compassione di lui, che È in stato di ubbriachezza, e vorrei richiamarlo, lui che È in tale stato di dissennatezza, alla sobria salute, giacché il Signore gradisce il pentimento, e non la morte del peccatore. Vieni, o insano, non appoggiato al tirso, non redimito di edera; getta via la mitra, getta via la nebride, torna in senno: ti mostrerò il Verbo e i misteri del Verbo, descrivendoli a somiglianza dei tuoi misteri. Questo È il monte amato da Dio, non teatro di storie atroci come il Citerone, ma consacrato ai drammi della verità: un monte sobrio, ombroso di sante selve; baccheggiano in esso, non le sorelle di Semele, la " colpita dal fulmine ", le Menadi, le iniziate all'abominevole distribuzione di carni crude, ma le figlie di Dio, le belle agnelle, che celebrano i venerandi riti del Verbo, riunendo un coro sobrio. Il coro È formato dei giusti, e il loro canto È un inno al re dell'universo. Toccano le cetre le fanciulle, cantano a gloria gli angeli, parlano i profeti, si leva un suono di musica; seguono di corsa il tiaso, si affrettano quelli che sono stati chiamati, desiderando ricevere il Padre. Vieni a me, o vecchio, anche tu; lascia Tebe, e metti da parte la tua arte profetica e l'insania bacchica, e làsciati guidare dalla mia mano verso la verità. Ecco, io ti dò il legno per appoggiarti. AffrÈttati, Tiresia, abbi fede, riavrai la vista. Cristo, per il quale gli occhi dei ciechi tornano a vedere, splende su di te più luminosamente del sole. La notte fuggirà da te, il fuoco avrà paura di te, la morte andrà via da te. Vedrai i cieli, o vecchio, tu che non riesci a vedere Tebe. O i misteri veramente santi! o luce pura! Alla luce delle fiaccole contemplo i cieli e Dio, divengo santo per mezzo della iniziazione, fa da ierofante il Signore e segna col suo sigillo il myste illuminandolo, e Poiché questi ha creduto, lo consegna al Padre perché sia custodito in eterno. Questi sono i baccanali dei miei misteri! Se vuoi, anche tu fatti iniziato, e danzerai insieme con gli Angeli intorno all'ingenerato e imperituro e solo veramente Dio, cantando l'inno insieme con noi il Verbo di Dio. Questo Gesù, immortale, unico grande pontefice dell'unico Dio, che È anche Padre, prega per gli uomini ed esorta gli uomini: " Udite, voi genti innumerevoli ", o piuttosto quanti tra gli uomini siete dotati di ragione, e barbari ed Elleni; io invoco tutta la stirpe degli uomini dei quali sono il creatore per volontà del Padre. Venite a me per essere ordinati sotto un solo Dio e sotto il solo Verbo di Dio; e non superate gli animali privi di ragione soltanto per la ragione, ma fra tutti i mortali a voi soli io concedo di godere dell'immortalità. Voglio infatti, voglio rendervi partecipi anche di questa grazia, dandovi nella sua interezza il beneficio, l'incorruttibilità. E vi largisco il Verbo, la conoscenza di Dio, me stesso intero vi largisco. Questo sono io, questo vuole Dio, questo È la concordia, questo È l'armonia del Padre, questo È il Figlio, questo È Cristo, questo È il Verbo di Dio, braccio del Signore, potenza dell'universo, la volontà del Padre. O voi tutte immagini, ma non tutte somiglianti al vostro modello, io voglio correggervi secondo l'archetipo affinché diventiate anche simili a me. Vi ungerò con l'unguento della fede, per mezzo del quale scacciate la corruttibilità, e vi mostrerò nella sua nudità la figura della giustizia, per mezzo di cui salite a Dio. " Venite a me, tutti voi che siete stanchi e oppressi dal carico, ed io vi farò riposare; portate il mio giogo su di voi e apprendete da me che io sono mite e umile di cuore, e troverete riposo alle vostre anime. Giacché il mio giogo È buono e il mio carico lieve " Affrettiamoci, corriamo, immagini del Verbo amate da Dio e fatte a sua somiglianza; affrettiamoci, corriamo, solleviamo il suo giogo, sottoponiamoci al giogo della incorruttibilità, amiamo Cristo, il buon auriga degli uomini. Egli condusse sotto lo stesso giogo l'asino giovane insieme col vecchio; e avendo aggiogato insieme la coppia degli uomini dirige il carro verso l'immortalità, affrettandosi verso Dio per compiere chiaramente ciò a cui aveva alluso oscuramente, prima dirigendosi verso Gerusalemme, ed ora verso i cieli, bellissimo spettacolo per il Padre, il Figlio immortale che torna vittorioso! Cerchiamo perciò di essere pieni di ardore per ciò che È bello, e uomini cari a Dio; e cerchiamo di acquistarci i più grandi dei beni, cioè Dio e la vita. Il Verbo È il nostro soccorritore: confidiamo in lui e non ci venga mai tanto desiderio Né di argento e d'oro Né di gloria, quanto dello stesso Verbo della verità. Non È infatti, non È cosa grata a Dio stesso, se noi facciamo pochissimo conto delle cose che sono di grandissimo valore, e facciamo maggior conto invece degli evidenti eccessi di ignoranza, di inintelligenza, di indifferenza, di idolatria, che costituiscono l'estrema empietà. Non a torto dunque i figli dei filosofi credono che gli stolti in tutto ciò che fanno agiscano in modo empio e nefando; e quando inoltre pongono la stessa ignoranza tra le forme di follia, null'altro fanno se non riconoscere che la maggior parte degli uomini sono pazzi. La ragione dimostra che non vi È dubbio quale delle due cose sia migliore, essere savi o pazzi. Bisogna dunque che noi, tenendoci stretti alla verità con tutte le nostre forze, seguiamo, nella nostra saggezza, Dio, e consideriamo sue tutte le cose, come in realtà esse sono; e, inoltre, bisogna che noi, sapendo di essere la più bella delle sue possessioni, ci affidiamo a Dio, amando il Signore Dio e considerando questo come còmpito nostro per tutta la vita. E se " le cose degli amici sono comuni ", e l'uomo È amico di Dio (giacché amico a Dio egli È certamente attraverso la mediazione del Verbo) tutte le cose sono allora dell'uomo, perché tutte le cose sono di Dio, e sono comuni ad ambedue gli amici tutte le cose, a Dio cioè ed all'uomo. È tempo dunque per noi di dire pio soltanto il cristiano, e ricco e saggio e nobile, e perciò immagine di Dio fatta a sua somiglianza, e di dirlo e di crederlo divenuto "giusto e santo con intelligenza" per opera di Cristo Gesù, e, nella stessa misura, anche simile, ormai, a Dio. Certo, non nasconde questa grazia il Profeta, quando dice: "Io dissi che siete dei e figli dell'Altissimo tutti". Noi infatti, noi Egli ha adottato, e di noi soli vuole essere chiamato padre, non di quelli che non gli ubbidiscono. Ordunque la condizione nostra, dei seguaci di Cristo, È, a un dipresso, questa: quali sono i consigli, tali anche i nostri discorsi, quali i discorsi, tali anche le azioni, e quali le opere tale la vita. Buona È tutta la vita degli uomini che hanno conosciuto Cristo. Basta, io credo, quello che ho detto; e forse mi sono spinto troppo lontano, mosso dal mio amore per gli uomini, nell'effondere ciò che avevo da Dio, trattandosi di esortare gli uomini al massimo dei beni, cioè alla salvezza. Quando si parla della vita che non ha mai fine, non vogliono infatti neppure i discorsi finir mai di rivelarne i misteri. Ma a voi resta ancora questo ultimo gesto, cioè di scegliere ciò che È utile a voi, o il giudizio o la grazia. Quanto a me, io credo che neppure sia il caso di dubitare quale delle due cose sia migliore: Né infatti È lecito confrontare la vita con la perdizione.

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