b) Ora disprezziamo la divinità che un tempo adoravamo

XXV 1. In secondo luogo: tra tutto il genere umano, noi - che anticamente adoravamo Dioniso figlio di Semele, ed Apollo figlio di Latona (e c'è da vergognarsi anche solo a pronunciare quali azioni compirono per amore di maschi), e Persefone e Afrodite impazzite di folle passione per Adone (di esse celebrate persino i misteri), o Asclepio o qualunque altro dei cosiddetti dèi - noi abbiamo preso a disprezzarli, con l'aiuto di Gesù Cristo, anche se siamo minacciati di morte;

2. e ci siamo consacrati al Dio ingenerato ed immune da dolore. Siamo certi che Egli non fece violenza, per folle passione, né ad Antiope né ad altre donne simili, né a Ganimede; che non venne liberato grazie all'intervento di quel centimano per il soccorso ricevuto da Teti, né che per quel beneficio si fece pensiero che Achille, figlio di Teti, per la concubina Briseide rovinasse molti Greci.

3. Anzi noi abbiamo pietà di quanti vi credono: ben sappiamo che sono i demoni la causa di tutto ciò.

c) I sedicenti dèi, suscitati dai demoni, non furono perseguitati

XXVI. - 1. In terzo luogo: anche dopo l'ascesa di Cristo al cielo, i demoni continuavano a suscitare uomini che dicevano di essere dèi; e questi non solo non furono perseguitati da voi ma furono stimati degni di onore.

2. Così un tale Simone di Samaria di un villaggio chiamato Gitton, - il quale sotto l'imperatore Claudio compiva prodigi magici, per mezzo dell'arte dei demoni che operavano in lui, nella vostra città imperiale di Roma - fu ritenuto dio, è stato onorato da voi di una statua; questa statua è stata eretta nel fiume Tevere tra i due ponti, con la scritta in latino: "Simoni deo sancto".

3. E quasi tutti i samaritani, e pochi anche di altri popoli, lo riconoscono e lo adorano quale primo dio. Sostengono anche che una certa Elena, che si accompagnava con lui in quel tempo, e che prima era stata in un lupanare, è il primo pensiero emanato da lui.

4. Sappiamo poi che un tale Menandro, anche lui samaritano, del villaggio di Capparetea, fattosi discepolo di Simone e posseduto anche lui dai demoni, recatosi ad Antiochia, ingannò molti attraverso l'arte magica: egli persuase anche i suoi seguaci che non sarebbero morti. E vi sono tuttora alcuni di quella scuola che ci credono.

5. Vi è poi un certo Marcione del Ponto, il quale tuttora insegna ai suoi seguaci a credere che esiste un altro Dio superiore al creatore. Costui, in mezzo ad ogni genere di uomini, con l'aiuto dei demoni, è riuscito a far sì che molti pronuncino bestemmie e neghino che Dio sia creatore dell'universo, e ammettano che un altro, il quale sarebbe superiore a Lui, ha compiuto cose maggiori di lui.

6. Tutti coloro che si ispirano ad essi, come abbiamo detto, sono chiamati cristiani, nello stesso modo che tra i filosofi anche coloro che non hanno in comune le stesse teorie, hanno in comune la stessa denominazione.

7. Se poi compiano quelle nefandezze di cui si favoleggia, rovesciamento di lampada ed accoppiamenti impudichi e pasti di carni umane, non sappiamo. Sappiamo però che non sono né perseguitati né uccisi da voi, almeno a causa delle loro dottrine.

8. E' stato da noi composto anche un trattato contro tutte le eresie che sono sorte: se volete leggerlo, ve lo faremo avere.

Perché non esponiamo i neonati

XXVII. - 1. A noi, per non commettere alcuna ingiustizia o empietà, è stato insegnato che è proprio dei malvagi esporre i neonati: prima di tutto, perché vediamo che sono tutti avviati alla prostituzione, e non solo le fanciulle, ma anche i giovinetti; e, come si dice che gli antichi allevassero greggi di buoi o di capre o di pecore o di cavalli, così ora allevano anche fanciulli solo per farne un uso vergognoso. Similmente, presso tutto il popolo, ecco torme di donne e di ermafroditi e di uomini abominevoli comportarsi secondo questa nefandezza

2. e voi ne traete guadagni e tributi ed imposte, mentre bisognerebbe estirparli dalla vostra terra.

3. E qualcuno di questi profittatori, oltre alle unioni nefande ed empie e sfrenate, se capita si unisce al figlio o ad un parente od al fratello.

4. Alcuni prostituiscono anche i propri figli e le mogli; altri apertamente si evirano per impudicizia e celebrano i misteri in onore della madre degli dèi; e ad ognuno di quelli che da voi sono ritenuti dèi si attribuisce un serpente come grande simbolo e mistero.

5. Tutto ciò che è compiuto da voi apertamente ed è tenuto in onore, voi lo attribuite a noi, come se fosse rovesciato ed assente il lume di Dio. Ma questo non reca danno a noi, che siamo ben lontani dal compiere qualcuna di queste azioni, bensì a chi le compie e rende falsa testimonianza.

XXVIII. - l. Da noi infatti il capo dei demoni malvagi è chiamato serpente e satana e diavolo, come voi potete apprendere anche da un esame dei nostri scritti. Di lui Cristo ha predetto che sarà cacciato nel fuoco con il suo esercito e con gli uomini che lo seguono, per essere puniti per l'eternità.

2. L'indugio di Dio nel non compiere ancora tutto questo è a beneficio del genere umano: Egli infatti preconosce che alcuni si salveranno attraverso il pentimento, anche di quelli che non sono ancora nati.

3. Egli in principio ha creato il genere umano dotato di ragione e capace di scegliere il vero ed il buon agire, cosicché gli uomini non hanno giustificazione davanti a Dio, in quanto sono dotati di ragione e di capacità di discernimento.

4. Se qualcuno non crede che Dio si occupi di costoro, o dovrà con artifizi ammettere che Egli non esiste o che, pur esistendo, gode del male, o che rimane simile a una pietra, e che virtù e iniquità non sono nulla, e che gli uomini giudicano le cose buone o cattive solo secondo l'opinione soggettiva: e questa è gravissima empietà ed iniquità.

XXIX. - 1. Inoltre: badiamo che i neonati non siano esposti, affinché non succeda che qualcuno degli esposti muoia, perché non raccolto, e noi diveniamo omicidi. D'altra parte, o fin dall'inizio non ci dovevamo sposare, se non per allevare i figli, oppure, rifiutando il matrimonio, vivere nella perfetta castità.

2. E già uno dei nostri (per persuadervi che non è un rito misterico presso di noi l'unione libera) ad Alessandria consegnò uno scritto al governatore Felice chiedendogli di permettere al medico di evirarlo. Infatti i medici del luogo dicevano che non si poteva fare senza il permesso del governatore.

3. E poiché in nessun modo Felice volle sottoscrivere, il giovane rimase casto, contento della buona coscienza sua e di quanti sentivano come lui.

4. Non riteniamo fuor di luogo ricordare qui anche Antinoo, vissuto ai nostri tempi, che tutti, per paura, erano spinti a venerare come dio, pur sapendo chi fosse e di dove venisse.

La persona di Gesù, il Cristo

XXX. - 1. Affinché nessuno ci faccia questa obiezione: "Che cosa impedisce che anche colui che da noi è chiamato Giusto, uomo figlio di uomini, abbia compiuto per arte magica quelli che chiamiamo miracoli, e per questo sia sembrato essere figlio di Dio?", è ormai il momento di darne la dimostrazione, non credendo per fede a coloro che li narrano, ma necessariamente persuasi da quanti profetarono prima che i fatti accadessero, dal momento che vediamo con i nostri occhi che i fatti sono accaduti ed accadono così come è stato profetato e questa non potrà non apparire anche a voi - così crediamo a dimostrazione più probante e più vera.

I Profeti e i loro vaticini

X . Dunque, certi uomini tra i Giudei sono stan Profeti di Dio, ed attraverso di loro lo Spirito Profetico preannunciò quanto sarebbe accaduto, prima che accadesse. I re dei Giudei che si avvicendarono nel tempo, come vennero in possesso delle Profezie, le custodirono con zelo - esattamente come furono pronunciate quando quelli profetavano - in libri composti dagli stessi Profeti, nella loro lingua ebraica.

2. Quando Tolomeo, re d'Egitto, apprestava una biblioteca e cercava di raccogliervi gli scritti di tutti gli uomini, avuta notizia anche di queste Profezie, mandò a chiedere all'allora re dei Giudei, Erode, di inviargli i libri dei Profeti.

3. Ed il re Erode gli inviò i libri scritti nella lingua ebraica, come ho detto prima.

4. Però, poiché il loro contenuto non era comprensibile agli Egizi, di nuovo mandò a chiedere di inviargli dei traduttori in lingua greca.

5. Fatto ciò, i libri sono rimasti presso gli Egizi fino ad ora, e si trovano dovunque, presso tutti i Giudei. Questi, però, pur sapendoli leggere, non ne comprendono il contenuto, ma ci ritengono avversari e nemici, e, come voi, ci uccidono e ci perseguitano quando possono, come potete constatare anche voi.

6. Infatti, anche nella recente guerra Giudaica, Barkokeba, il capo della rivolta dei Giudei, comandava che venissero condotti a crudeli supplizi solo i cristiani, se non rinnegavano e bestemmiavano Gesù Cristo.

7. Tuttavia è proprio nei libri dei Profeti che trovammo vaticinato il nostro Gesù Cristo, la sua venuta, la sua nascita da una vergine, il suo divenire uomo, il suo guarire ogni malattia e ogni infermità, il suo risuscitare i morti; trovammo che sarebbe stato odiato, ignorato e crocifisso, che sarebbe morto e risorto e salito al cielo; che è ed è chiamato figlio di Dio, e che alcuni uomini sono inviati da Lui ad annunziare queste cose a tutto il genere umano e che avrebbero creduto in Lui di preferenza i pagani.

8. Egli fu preannunziato una volta cinquemila anni, una volta tremila, una volta duemila, ed ancora mille, e un'altra volta ottocento anni prima della Sua comparsa, poiché, nel succedersi delle generazioni, ci furono svariati Profeti.

XXXII. - 1. Mosè, il primo dei Profeti, disse esattamente così: "Non mancherà capo di Giuda né comandante disceso dai suoi lombi finché venga Colui a cui è riservato; ed Egli sarà l'atteso delle genti, che lega alla vite il suo puledro, che purifica nel sangue dell'uva la sua veste".

2. Sta a voi dunque esaminare attentamente ed apprendere fino a quando ci fu un capo ed un re proprio ai Giudici: fino alla comparsa di Gesù Cristo, il nostro maestro ed interprete delle profezie incomprese, come fu predetto dal divino Spirito Profetico per bocca di Mosè; che cioè non sarebbe mancato un capo dei Giudei finché fosse venuto Colui al quale il regno era riservato.

3. Giuda infatti è il capostipite dei Giudei, e da lui essi presero anche il nome. E voi avete incominciato a regnare sui Giudei e siete divenuti signori di tutta la loro terra, dopo la Sua comparsa.

4. La frase: "Egli sarà l'atteso delle genti" era profetica del fatto che da parte di tutte le genti vi sarebbe stata l'attesa della sua nuova comparsa: questo voi potete vedere con i vostri occhi e persuadervene dai fatti. Da tutte le genti infatti si attende Colui che fu crocifisso in Giuda dopo il quale vi fu consegnata subito, come conquista di guerra, la terra dei Giudei.

5. La frase "che lega alla vite il suo puledro e che purifica nel sangue dell'uva la sua veste" era un segno per indicare quanto sarebbe accaduto a Cristo e quanto sarebbe stato da Lui compiuto.

6. Infatti un puledro d'asina stava legato ad una vite all'ingresso di un villaggio ed Egli comandò che i suoi discepoli subito glielo conducessero; quando gli fu condotto, vi salì, vi si sedette ed entrò in Gerusalemme, dove c'era il più grande tempio dei Giudei, che in seguito da voi fu distrutto. E dopo fu crocifisso, affinché si compisse il resto della profezia.

7. Infatti le parole: "che purifica nel sangue dell'uva la Sua veste" erano profetiche della passione che stava per subire, per purificare col sangue quanti credono in Lui.

8. Infatti quella che dal divino Spirito, tramite il profeta, è chiamata "veste", sono gli uomini che credono in Lui, nei quali abita il divino seme di Dio, il Logos.

9. Quello che è chiamato "sangue dell'uva" indica che Colui che sarebbe apparso ha sì sangue, ma non da seme umano, bensì da potenza divina.

10. E la prima potenza, dopo Dio, Padre e signore di ogni cosa, è il Logos, Suo figlio. In che modo questi abbia preso carne umana e sia diventato uomo, diremo in seguito.

11. Come infatti non un uomo, ma Dio, ha creato il sangue della vite, così era anche indicato che il Suo sangue sarebbe stato generato non da seme umano, ma da potenza di Dio, come abbiamo detto.

12. Ed Isaia, un altro Profeta, profetando gli stessi avvenimenti con altre parole disse: "Sorgerà un astro da Giacobbe e verrà su un fiore dalla radice di Jesse. E nel braccio di lui spereranno le nazioni".

13. Un astro luminoso sorse ed un fiore germogliò dalla radice di Jesse: Cristo.

14. Fu infatti generato, per potenza di Dio, da una vergine del seme di Giacobbe, padre di Giuda, padre dei Giudei come s'è detto. E Jesse ne è stato il progenitore, secondo la profezia, perché, nella successione della stirpe, è figlio di Giacobbe e di Giuda.

La concezione verginale

XXXIII. - 1. E ancora; ascoltate come fu esattamente profetato da Isaia che sarebbe stato generato da una vergine. Così infatti fu detto: "Ecco la vergine porterà nel ventre e partorirà un figlio e lo chiameranno col nome 'Dio con noi'".

2. Infatti ciò che era incredibile e giudicato impossibile a verificarsi presso gli uomini, Dio predisse attraverso lo Spirito Profetico che sarebbe avvenuto, affinché, quando fosse accaduto, non ci si rifiutasse di credere, ma si credesse perché era stato predetto.

3. E perché non succeda che qualcuno, fraintendendo la profezia, ci contesti ciò che noi contestammo ai poeti, quando riferiscono che Zeus per passione si accostò a donne, cercheremo di chiarire le parole.

4. Dunque l'espressione: "Ecco la vergine porterà nel ventre" indica che la vergine concepì senza unione; se infatti fosse stata unita a chicchessia, non sarebbe stata più vergine. Invece la virtù di Dio, entrata nella vergine, l'adombrò e la rese incinta, pur rimanendo ella vergine.

5. E l'angelo di Dio, inviato in quella circostanza alla stessa vergine, le diede il lieto annunzio dicendo: "Ecco concepirai nel tuo ventre per opera dello Spirito Santo e concepirai un figlio e sarà chiamato figlio dell'Altissimo e lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati": così ci insegnarono coloro che tramandarono la memoria di tutto ciò che riguarda il nostro Salvatore, ai quali prestiamo fede, dal momento che - come abbiamo detto - anche per bocca di Isaia, già nominato sopra, lo Spirito profetico aveva predetto la Sua nascita.

6. E' lecito dunque pensare che lo Spirito e la Virtù di Dio non siano altro che il Logos, che è anche primogenito di Dio, come, indicò Mosè, il profeta di cui abbiamo prima parlato. E fu questo Spirito che, entrato nella Vergine ed adombratala, non attraverso l'unione, ma per la virtù, la rese incinta.

7. La parola "Gesù", nome di lingua ebraica, corrisponde al vocabolo greco "Salvatore".

8. Per questo l'angelo disse alla Vergine: "E lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il Suo popolo dai suoi peccati".

9. Anche voi, suppongo, ammetterete che coloro che profetano, da null'altro sono ispirati se non dal Logos divino.

Betlemme

XXXIV. - 1. Udite come un altro profeta, Michea, abbia predetto persino in quale terra sarebbe nato. Disse così: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la più piccola tra i principi di Giuda: da te infatti uscirà un capo che pascerà il mio popolo": quello è appunto il villaggio, nella terra dei Giudei, distante trentacinque stadi da Gerusalemme, nel quale nacque Gesù Cristo, come potete apprendere dai registri del censimento fatto sotto Cristo, vostro primo procuratore in Giudea.

 

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