IV.

APPLICAZIONE CONCRETA DELLA RIFORMA

a) Difficoltà

11. Bisogna riconoscere che l'applicazione della riforma liturgica ha urtato contro difficoltà dovute soprattutto ad un contesto poco favorevole, caratterizzato da una privatizzazione dell'ambito religioso, da un certo rifiuto di ogni istituzione, da una minore visibilità della Chiesa nella società, da una rimessa in questione della fede personale. Si può anche supporre che il passaggio da una semplice assistenza, a volte piuttosto passiva e muta, ad una partecipazione più piena ed attiva sia stato per alcuni un'esigenza troppo forte. Ne sono risultati atteggiamenti diversi ed anche opposti nei confronti della riforma: alcuni hanno accolto i nuovi libri con una certa indifferenza o senza cercar di capire né di far capire i motivi dei cambiamenti; altri, purtroppo, si sono ripiegati in maniera unilaterale ed esclusiva sulle forme liturgiche precedenti intese da alcuni di essi come unica garanzia di sicurezza nella fede. Altri, infine, hanno promosso innovazioni fantasiose, allontanandosi dalle norme date dalla autorità della Sede apostolica o dai Vescovi, perturbando così l'unità della Chiesa e la pietà dei fedeli, urtando talvolta addirittura contro i dati della fede.

b) Risultati positivi

12. Ciò non deve portare a dimenticare che i pastori e il popolo cristiano, nella loro grande maggioranza, hanno accolto la riforma liturgica in uno spirito di obbedienza ed anzi di gioioso fervore.

Per questo bisogna rendere grazie a Dio per il passaggio del suo Spirito nella Chiesa, qual è stato il rinnovamento liturgico (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 43); per la mensa della Parola di Dio, ormai abbondantemente aperta a tutti (cfr. «Dei Verbum», 21; «Sacrosanctum Concilium», 51); per l'immenso sforzo compiuto in tutto il mondo al fine di fornire al popolo cristiano le traduzioni della Bibbia, del messale e degli altri libri liturgici; per l'accresciuta partecipazione dei fedeli, mediante le preghiere e i canti, i comportamenti ed il silenzio, all'Eucaristia ed agli altri sacramenti; per i ministeri svolti dai laici e le responsabilità che si sono assunte in forza del sacerdozio comune, in cui sono costituiti per mezzo del Battesimo e della Cresima; per l'irradiante vitalità di tante comunità cristiane, attinta alla sorgente della liturgia.

Sono, questi, altrettanti motivi per restar fedelmente attaccati all'insegnamento della costituzione «Sacrosanctum Concilium» ed alle riforme che essa ha consentito di attuare: «Il rinnovamento liturgico è il frutto più visibile di tutta l'opera conciliare» (Synodi Extr. Episc. 1985 «Relatio finalis», II, B, b. 1). Per molti il messaggio del Concilio Vaticano II è stato percepito innanzitutto mediante la riforma liturgica.

c) Applicazioni errate

13. Accanto a questi benefici della riforma liturgica, bisogna riconoscere e deplorare alcune deviazioni, più o meno gravi, nell'applicazione di essa.

Si constatano, a volte, omissioni o aggiunte illecite, riti inventati al di fuori delle norme stabilite, atteggiamenti o canti che non favoriscono la fede o il senso del sacro, abusi nelle pratiche dell'assoluzione collettiva, confusioni tra il sacerdozio ministeriale, legato all'ordinazione, e il sacerdozio comune dei fedeli, che ha il proprio fondamento nel Battesimo.

Non si può tollerare che alcuni sacerdoti si arroghino il diritto di comporre preghiere eucaristiche o sostituire testi della Sacra Scrittura con testi profani. Iniziative di questo genere, lungi dall'essere legate alla riforma liturgica in se stessa, o ai libri che ne sono seguiti, la contraddicono direttamente, la sfigurano e privano il popolo cristiano delle ricchezze autentiche della liturgia della Chiesa.

Spetta ai Vescovi estirparli, poiché la regolamentazione della liturgia dipende dal Vescovo nei limiti del diritto (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 22.1) e «la vita cristiana dei suoi fedeli in certo modo deriva da lui» (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 41).

 

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