VI.

GLI ORGANISMI RESPONSABILI DEL RINNOVAMENTO LITURGICO

a) La Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti

19. Il compito di promuovere il rinnovamento della liturgia spetta in primo luogo alla Sede apostolica (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 22.1). Si compiono quest'anno 400 anni da quando Sisto V creava la Sacra Congregazione dei Riti e le affidava l'incarico di vigilare sullo svolgimento del culto divino, riformato in seguito al Concilio di Trento. San Pio X istituiva un'altra congregazione per la disciplina dei sacramenti. Per la pratica applicazione della costituzione liturgica del Concilio Vaticano II, Paolo VI instituì un consiglio (Pauli VI «Sacram Liturgiam», die 25 ian. 1964: AAS 56 [1964] 139-144), poi la Sacra Congregazione per il Culto Divino (Pauli VI «Sacra Ritum Congregatio», die 8 maii 1969: AAS 61 [1969] 297-305), che hanno svolto il compito loro affidato con generosità, competenza e rapidità. Secondo la nuova struttura della Curia romana, prevista dalla costituzione apostolica «Pastor Bonus», tutto il campo della sacra liturgia viene unificato e posto sotto la responsabilità di un solo dicastero: la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti. Spetta a questa, salva la competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede («Pastor Bonus», 61), regolare e promuovere la liturgia, di cui i sacramenti sono la parte essenziale, incoraggiando l'azione pastorale liturgica (cfr. «Pastor Bonus», 64), sostenendo i diversi organismi che si dedicano all'apostolato liturgico, alla musica, al canto e all'arte sacra (cfr. «Pastor Bonus», 65), e vigilando sulla disciplina sacramentale (cfr. «Pastor Bonus», 63 et 66). E' questa un'opera importante, perché si tratta anzitutto di custodire fedelmente i grandi principi della liturgia cattolica, illustrati e sviluppati nella costituzione conciliare e di prenderne ispirazione per promuovere e approfondire in tutta la Chiesa il rinnovamento della vita liturgica.

La congregazione, pertanto, aiuterà i Vescovi diocesani nel loro impegno di presentare a Dio il culto della religione cristiana e di regolarlo secondo i precetti del Signore e secondo le leggi della Chiesa (cfr. «Lumen Gentium», 26; «Sacrosanctum Concilium», 22.1). Sarà in stretto e fiducioso rapporto con le conferenze episcopali per quanto riguarda le loro competenze in campo liturgico (cfr. «Pastor Bonus», 63.3).

b) Le conferenze episcopali

20. Le conferenze episcopali hanno avuto il grave incarico di preparare le traduzioni dei libri liturgici (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 36 et 63). Le necessità del momento hanno a volte portato ad utilizzare traduzioni provvisorie, che sono state approvate ad interim. Ma ora è giunto il tempo di riflettere su certe difficoltà emerse successivamente, di porre rimedio a certe carenze o inesattezze, di completare le traduzioni parziali, di creare o di approvare i canti da utilizzare nella liturgia, di vigilare sul rispetto dei testi approvati, di pubblicare finalmente i libri liturgici in uno stato da considerarsi stabilmente acquisito e in una veste che sia degna dei misteri celebrati.

Per il lavoro di traduzione, ma anche per un confronto più ampio nell'ambito dell'intero Paese, le conferenze episcopali dovevano costituire una commissione nazionale ed assicurarsi la collaborazione di persone esperte nei diversi settori della scienza e dell'apostolato liturgico (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 44). Conviene ora interrogarsi sul bilancio, positivo o negativo, di tale commissione, sugli orientamenti e sull'aiuto che essa ha ricevuto dalla conferenza episcopale nella sua composizione e attività. Il ruolo di questa commissione è molto più delicato, quando la conferenza vuole occuparsi di certe misure di adattamento o di inculturazioni più profonde (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 40): è una ragione in più di vigilare, perché in essa ci siano persone veramente esperte.

c) Il Vescovo diocesano

21. In ciascuna diocesi il Vescovo è il principale dispensatore dei misteri di Dio, come pure l'ordinatore, il promotore e il custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa, che a lui è affidata (cfr. «Christus Dominus», 15). Quando il Vescovo celebra in mezzo al popolo, è il mistero stesso della Chiesa che si manifesta. E'perciò necessario che il Vescovo sia fortemente convinto dell'importanza di tali celebrazioni per la vita cristiana dei suoi fedeli. Esse devono essere un modello per tutta la diocesi («Allocutio ad eos Italiae Episcopos qui interfuerunt Cursui liturgicae renovationis», 2, die 12 febr. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 1 [1988] 413s). Molto resta ancora da fare per aiutare i sacerdoti e i fedeli a penetrare il senso dei riti e dei testi liturgici, per sviluppare la dignità e la bellezza delle celebrazioni e dei luoghi, per promuovere alla maniera dei Padri una «catechesi mistagogica» dei sacramenti. Per condurre questo compito a buon fine, il Vescovo deve costituire una o anche più commissioni diocesane, le quali gli offriranno il loro contributo nel promuovere l'azione liturgica, la musica e l'arte sacra nella sua diocesi (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 45-46). La commissione diocesana, da parte sua, agirà secondo il pensiero e le direttive del Vescovo e dovrà poter contare sulla sua autorità e sul suo incoraggiamento per svolgere convenientemente il proprio compito.

 

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