V. L’unità della Chiesa e l’unità del continente europeo

12. Percorrendo la via dell’ecumenismo, la Chiesa cattolica fissa lo sguardo sulla missione dei santi fratelli di Tessalonica, come ho detto nella epistola enciclica "Slavorum Apostoli".

Significativo nella loro missione è un particolare "profetismo ecumenico", benché tutti e due abbiano operato nel periodo in cui la cristianità era indivisa. La loro missione ebbe inizio in Oriente, ma i suoi sviluppi permisero di mettere in rilievo il legame e l’unità con Roma, con la Sede di Pietro. La loro intuizione apostolica della "koinonia", nella Chiesa è oggi intesa sempre più profondamente, in questa epoca di crescente nostalgia per l’unità di tutti i cristiani e per il dialogo ecumenico. Essi hanno presentito che le nuove Chiese dovevano - dinanzi alle differenze e alle discussioni sempre più accentuate - salvare e rafforzare la piena e visibile comunione dell’unica Chiesa di Cristo. Infatti queste nascevano sul terreno dell’originalità propria dei vari popoli e delle rispettive aree culturali, ma dovevano nello stesso tempo conservare fra loro l’unità essenziale, in conformità con la volontà del divino fondatore. Per questo la Chiesa, nata dalla missione dei santi Cirillo e Metodio, avrebbe portato come iscritto in se stessa uno speciale sigillo di quella vocazione ecumenica, che i due santi fratelli avevano così intensamente vissuto. Nello stesso spirito nasceva anche - come ho già detto - la Chiesa di Kiev.

Quasi all’inizio del mio pontificato, nell’anno 1980, ebbi la gioia di proclamare i santi Cirillo e Metodio patroni d’Europa, accanto a san Benedetto.

L’Europa è cristiana nelle sue stesse radici. Le due forme della grande tradizione della Chiesa, l’occidentale e l’orientale, le due forme di cultura si integrano reciprocamente come i due "polmoni" di un solo organismo (cf. "Redemptoris Mater", 24). Tale è l’eloquenza del passato; tale è l’eredità dei popoli che vivono nel nostro continente. Si potrebbe dire che le due correnti, l’orientale e l’occidentale, sono diventate simultaneamente le prime grandi forme dell’inculturazione della fede, nell’ambito delle quali l’unica e indivisa pienezza, affidata da Cristo alla Chiesa, ha trovato la sua espressione storica. Nelle diverse culture delle nazioni europee, sia in Oriente sia in Occidente, nella musica, nella letteratura, nelle arti figurative e nell’architettura, come anche nei modi di pensare, scorre una comune linfa attinta ad un’unica fonte.

13. Al tempo stesso tale eredità diventa, in questo scorcio del XX secolo, una sfida particolarmente pressante all’unità dei cristiani. Una sincera aspirazione all’unità è presente oggi negli animi, quale presupposto di quella convivenza pacifica tra i popoli, in cui sta il bene di tutti. È un’aspirazione che muove la coscienza dei cittadini, compenetra la politica e l’economia. I cristiani devono essere consapevoli delle sorgenti religiose e morali di tale sfida: Cristo "è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia" (Ef 2,14). Dio "ci ha riconciliati con sé mediante Cristo ed ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2Cor 5,18). Questa realtà, quest’opera di Cristo ha oggi un suo particolare riflesso nella viva nostalgia dell’umanità per l’unità e la fraternità universale. Il desiderio dell’unità e della pace, del superamento delle diverse barriere e della composizione dei contrasti - così come il richiamo stesso del passato dell’Europa - diventa un segno stimolante dei nostri tempi.

Non esiste vera pace, se non sulla base di un processo di unificazione nel quale ogni popolo possa scegliere, nella libertà e nella verità, le vie del proprio sviluppo. D’altra parte, un tale processo è impossibile, se manca un accordo circa l’unità originaria e fondamentale, che si manifesta in diverse forme non antagoniste ma complementari, le quali hanno bisogno l’una dell’altra e si cercano reciprocamente. Perciò, siamo profondamente convinti che la via verso la vera pace può essere raddrizzata in modo incomparabile nelle menti, nei cuori e nelle coscienze umane, mediante la presenza e il servizio di quel segno di pace che è - per sua natura - la Chiesa obbediente a Cristo e fedele alla sua vocazione.

Esprimiamo piena fiducia in tutti gli sforzi umani, che mirano a togliere di mezzo le occasioni di tensioni e di conflitti mediante la via pacifica del dialogo paziente, degli accordi, della comprensione e del rispetto reciproci.

È vocazione dell’Europa, nata su fondamenti cristiani, una particolare sollecitudine per la pace nel mondo intero. In molte zone del mondo la pace manca, oppure è gravemente minacciata. È necessaria, perciò, una costante e concorde cooperazione del continente europeo con tutte le nazioni in favore della pace e del bene, al quale ogni uomo e ogni comunità umana hanno un sacrosanto diritto.

 

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